Il tribunale di Kinshasa ha chiesto la massima condanna, che sarebbe la pena di morte, per i sei uomini accusati di aver fatto parte del commando che ha attaccato il convoglio diplomatico in cui viaggiava l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso in un’imboscata a febbraio 2021 nell’est della Repubblica Democratica del Congo. L’accusa riguarda anche la morte del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo.
Anche se la pena di morte è comminata spesso nella Repubblica Democratica del Congo nei casi di sicurezza nazionale, non viene applicata da 20 anni ed è trasformata automaticamente in ergastolo. Pertanto, la richiesta della massima condanna da parte della pubblica accusa di Kinshasa sarebbe solo formale e i condannati verrebbero comunque condannati all’ergastolo.
I sei congolesi arrestati sono a processo da ottobre e si dichiarano innocenti, sostenendo che le ammissioni seguite all’arresto sarebbero state estorte. Il capo del commando, invece, è ancora latitante.
Parallelamente all’inchiesta del tribunale di Kinshasa, è stata avviata un’indagine a Roma dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco sulla morte dell’ambasciatore Attanasio e le sue cause. Secondo la ricostruzione di Piazzale Clodio, due funzionari del Programma alimentare mondiale Onu (Pam) sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo per non aver fornito al convoglio di Attanasio le protezioni necessarie per il viaggio in una zona pericolosa come il Nord Kivu.
Il 25 maggio ci sarà la prima udienza e il governo italiano dovrà decidere se costituirsi parte civile o meno. In ogni caso, l’inchiesta italiana completerà quella del tribunale di Kinshasa e potrebbe portare a ulteriori sviluppi nella vicenda.
La ricostruzione dell’omicidio
L’omicidio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio è avvenuto il 22 febbraio 2021 nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Attanasio stava viaggiando in un convoglio diplomatico con il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo quando il convoglio è stato attaccato da un commando armato. Gli aggressori hanno aperto il fuoco sul veicolo e l’ambasciatore è stato colpito mortalmente.
Il convoglio stava viaggiando ai margini del Parco nazionale dei Virunga, nell’est del Congo, una delle zone più pericolose del paese, a causa della presenza di gruppi armati e milizie che si contendono il controllo del territorio e delle risorse naturali.
L’ambasciatore era in visita nel paese per valutare i progetti umanitari dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e per incontrare rappresentanti delle istituzioni locali. La sua morte ha suscitato una forte indignazione a livello nazionale e internazionale.