“Era molto gentile, una grande lavoratrice, una zia innamorata di suo nipote, ovvero di mio figlio che ha sette anni. Amava la vita, il suo lavoro, i bambini e infatti faceva la babysitter. Voleva una famiglia e desiderava avere dei figli anche con questo compagno con cui era andata a convivere un paio di anni fa, ne aveva parlato sia con me che con nostra madre”.
In una pennellata, Alessandra Di Mauro descrive sua sorella, Valentina. Quarant’anni Alessandra, più piccola di sette anni Valentina, che resterà per sempre all’età di 33 anni, perché il suo ragazzo, il 37enne Marco Campanaro, un mese fa l’ha uccisa svegliandola nel cuore della notte e massacrandola a coltellate nel bagno. Per gelosia e per un accusa di tradimento, pare.
“Mia sorella era un angelo, una creatura meravigliosa, quell’uomo l’ha strappata alla vita, l’ha strappata anche a noi. È dura parlare di lei, ma non voglio che venga dimenticata” racconta Alessandra a Repubblica.
“Io e Valentina siamo cresciute insieme, io sono di 7 anni più grande di lei e le ho fatto da mamma. Tra noi sorelle c’era un legame molto intimo, molto stretto, ma lei era molto affezionata anche ai nostri genitori, si faceva sempre sentire con loro. Per noi sono giorni molto duri. È una situazione surreale, non crediamo ancora a quello che è successo”.
Alessandra descrive il rapporto tra sua sorella e Campanaro come un rapporto felice: “Lei era contenta e pensava seriamente a un bambino. Lui aveva perso i genitori e noi provavamo a dargli il calore che non poteva avere dalla sua famiglia. Sembrava un bravo ragazzo, pacato, di poche parole, un lavoratore”. Poi è finito tutto. Il 25 luglio dovevano passarlo insieme, invece “ci hanno svegliato i carabinieri. È stato terribile”.
L’auspicio di Alessandra Di Mauro: “Vogliamo che la giustizia faccia il suo corso, che un’azione del genere non resti impunita. Strappare una persona alla vita così, senza nessun diritto, è inaccettabile e noi non ci rassegneremo mai. C’è una foto su Facebook in cui mia sorella dà un bacio a mio figlio. Il loro sì che era amore vero, sincero, puro. Quello di Campanaro non era amore”.