Ironia del destino, un ex Cinque Stelle potrebbe giocare un ruolo chiave nel futuro di Matteo Salvini, alle prese ancora una volta con problemi legati alla giustizia e visibilmente in apprensione per la piega che la vicenda Open Arms potrebbe prendere. Il Capitano ha abbandonato da tempo la linea del “non vedo l’ora di essere processato” messa in mostra in passato, per passare a una maggiore prudenza come consigliato da diversi suoi fedelissimi. E punta a risparmiarsi, nell’occasione, un iter dal finale tutt’altro che scontato in un momento di forte debolezza elettorale rispetto agli scorsi mesi. Per farlo, però, avrà bisogno di una mano dall’esterno.
Nella giunta per le immunità del Senato che dovrà decidere se Matteo Salvini dovrà andare a processo o meno, infatti, i numeri sono risicatissimi: su 23 componenti, teoricamente in 11 sono favorevoli al processo (5 del M5s, uno del Pd, 3 di Iv, uno di Leu e uno del gruppo misto) e 11 contrari (4 di Forza Italia, 5 della Lega, uno di FdI e l’autonomista Durnwalder). A far pendere la bilancia da una parte o dall’altra, allora, potrebbe essere l’ex grillino Mario Giarrusso che salvando l’ex ministro dell’Interno, secondo le voci di questi giorni, potrebbe anche guadagnarsi l’ingresso nel Carroccio.
Si tratterebbe, in ogni caso, di un passaggio formale, visto che poi a giugno sarà l’Aula. Con il rischio che ancora una volta, come sulla vicenda Gregoretti, Salvini sia giudicato meritevole di processo. La vicenda sotto esame, in questo caso, è quella della nave spagnola bloccata in mare lo scorso agosto con 150 migranti a bordo. Salvini ha già iniziato a impostare la propria linea difensiva, che vedremo esposta in maniera più nitida nei prossimi giorni: pregiudizi dei magistrati nei suoi confronti, come evidenziato dalle intercettazioni Palamara, e accanimento, ai limiti della persecuzione. Parole che, c’è da scommetterci, sentiremo ripetere spesso.
E d’altronde un eventuale rinvio a giudizio sarà tra le armi che Salvini metterà in campo quando, a partire da luglio, tornerà a vestire i panni del Capitano martellante in assetto da campagna elettorale in vista delle Regionali. Ma la paura di una condanna c’è ed è palpabile. Il 4 luglio si sarebbe dovuta tenere la prima udienza per la vicenda Gregoretti, a Catania, slittata a settembre a causa dell’emergenza sanitaria. Una piccola boccata d’ossigeno che non allontana però i timori dalla testa del Capitano, spaventato dall’idea che di tutti questi ostacoli uno possa rivelarsi decisivo per la sua esclusione da un futuro governo di centrodestra. A preoccuparlo c’è anche la consapevolezza che questo possa non dispiacere troppo ai suoi alleati.
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