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Ora Zingaretti bussa alla porta di Conte: vuole il ruolo di vicepremier giallorosso

C’è una voce che continua a circolare in maniera insistente all’interno del Partito Democratico, nascosta da smentite ufficiali non troppo convinte. L’idea che il segretario Nicola Zingaretti, considerato il vero vincitore delle ultime elezioni Regionali, sia ormai in pressing feroce su Giuseppe Conte per ottenere il ruolo di vicepremier, una dimostrazione di forza che cementificherebbe la sua leadership e invierebbe un segnale deciso agli alleati Cinque Stelle. Imprimendo un’ulteriore svolta a un governo sempre più a trazione dem.

Zingaretti al momento starebbe valutanto seriamente l’ipotesi, mentre i suoi colleghi di partito si affrettano a negare tutto aggiungendo, però, “in ogni caso, non ci sarebbe nulla di male”. Più chiaro di così, si muore. Le mire del segretario si sposano con le insistenti richieste di Graziano Delrio e Andrea Orlando, entrambi da tempo sostenitori della necessità di rivedere la squadra di governo. Con l’unica incognita della Regione Lazio: in caso di acquisizione di un incarico di governo, Zingaretti dovrebbe rinunciare alla carica di governatore. E, considerando la fragilità dell’esecutivo in carica, potrebbe non trattarsi di una mossa saggia.Insomma, Zingaretti ci pensa mentre una parte del Pd spinge affinché faccia il grande passo. Anche perché a beneficiare del salto in avanti del segretario potrebbero essere in tanti. Orlando, per esempio, potrebbe andarsi a prendere il ruolo di capogruppo Pd alla Camera che al momento è nelle mani di Delrio. Per quest’ultimo potrebbe scattare, invece, un ministero, probabilmente quello per i Rapporti con il Parlamento. Insomma, a beneficiarne sarebbero in tanti. Non resta che convincere Zingaretti a spingere sul pedale del gas.Conte, da par suo, difficilmente potrebbe resistere a un pressing più intenso. Anche se, al momento, preferirebbe evitare stravolgimenti. Il rischio è che un rafforzamento ulteriore del Pd nel team giallorosso possa, di contro, esasperare ulteriormente gli animi dei Cinque Stelle, ormai prossimi all’implosione e pronti a degli Stati Generali ad altissima tensione. Dovesse dilaniarsi definitivamente il Movimento, le possibilità di sopravvivenza dell’esecutivo crollerebbero a loro volta. E il premier non ha nessuna intenzione di riconsegnare le chiavi di Palazzo Chigi.

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