Una trappola da disinnescare, per chi promette ai cittadini il reddito di cittadinanza, la riforma delle pensioni e il rilancio degli investimenti. Contenuta in pochi numeri: 0,3% quest’anno, 0,7% il prossimo. Si tratta della stima di crescita italiana calcolata da Oxford Economics, una prospettiva che mette a rischio lo sviluppo pieno delle misure al vaglio del governo gialloverde, che mira ad arrivare a un pieno sviluppo del programma nel 2020. Quando però sarebbe finanziato da maxi-aumenti dell’Iva da 51,8 miliardi e da una crescita stabile all’1 per cento.
Anche per l’effetto recessivo dell’Iva, spiega il Sole 24 Ore, il palcoscenico dell’economia rischia di essere troppo piccolo per ospitare sia l’Iva sia l’aumento del Pil. Le stime che piovono in questi giorni sul Pil italiano sono tutte più modeste di quell’1% scritto dopo mille incertezze dal governo nell’ultimo programma di bilancio. Proprio Oxford Economics, uno dei più ascoltati centri studi internazionali in fatto di previsioni economiche e analisi quantitative, mette nero su bianco uno scenario su cui stanno già crescendo i timori.
Si parla, infatti, di una crescita quasi piatta l’anno prossimo, lo 0,3% appunto, che sarebbe figlia di una frenata di fine anno (con un +0,9% nel 2018 invece dell’1% calcolato dal governo) e darebbe l’avvio a un lungo periodo di “zero-virgola” causati anche dall’effetto recessivo (cinque decimali di Pil all’anno) prodotto dalle maxi-clausole di salvaguardia Iva messe in legge di bilancio per il 2020 e 2021. Il deficit 2019 tornerebbe così d’incanto al 2,4%.
Nelle stesse ore Standard & Poor’s ha diffuso una previsione di crescita per quest’anno un po’ meno catatonica, 0,7 per cento. Ma al di là dei balletti sui decimali un dato è certo: il 31 gennaio l’Istat diffonderà la stima preliminare del Pil per l’ultimo trimestre 2018, e si comincerà a passare dalle previsioni ai fatti. Il primo fatto, come molti temono, potrebbe essere rappresentato dalla certificazione della recessione tecnica, se la dinamica del Pil di ottobre-dicembre sarà negativa come quella di luglio-settembre.
Quasi salvi: Standard & Poor’s non declassa l’Italia, ma lancia un monito al governo gialloverde