La pace fiscale non sarà aperta a tutti. Il nuovo condono è stato approvata lo scorso 27 settembre dal Consiglio dei Ministri nel Documento di Economia e Finanza (Def) e ha definito qualche punto in più sui requisiti di accesso, decidendo chi e come potrà ottenerlo. La nuova manovra sarà rivolta a tutti coloro che si trovano in condizioni economiche difficili, e darà loro la possibilità di sanare la propria situazione con il fisco italiano pagando solo una piccola percentuale di debito. Si pagherà al Fisco solo una certa percentuale in base al proprio reddito, che è stata suddivisa in 3 fasce: si partirà dalla minima al 6%, proseguendo con l’intermedia al 15%, fino alla fascia più alta del 25%. La manovra dovrebbe partire già da gennaio 2019, e possiamo già riconoscere alcune linee guide sui requisiti di accesso.
Secondo il Sole24Ore, la fattibilità e la convenienza della pace fiscale dipenderanno da quattro fattori: l’ammontare delle somme contestate dal Fisco, lo stato dell’eventuale contenzioso, la presenza di debiti Iva e il raccordo con le rottamazioni delle cartelle già in corso. Uno dei principali requisiti da dover soddisfare sarà aver aderito alla rottamazione delle cartelle Equitalia. Grazie all’adesione a quest’ultima, i contribuenti debitori del Fisco hanno avuto la possibilità di condonare gli interessi di mora, le sanzioni e gli interessi di ritardata riscossione con l’agenzia del Fisco. N
on basterà soltanto l’obbligo di adesione alla rottamazione, ma bisognerà anche essere in linea con i versamenti delle rate. Il 1 ottobre scorso è stata l’ultima scadenza utile per poter versare la retta.Un’altra delle novità dopo la nota di aggiornamento del def, è stata l’innalzamento del tetto massimo di debito nei confronti del Fisco, esteso a 500.000 euro rispetto alla proposta iniziale di 100.000 euro. Il Sole24Ore, ha evidenziato i dati delle Entrate sulle cartelle non riscosse (871 miliardi anche sono circa 50 quelli realisticamente recuperabili), sottolineando che effettivamente il 96% dei contribuenti ha importi inferiori a 100mila euro. Ma allora perché voler innalzare la soglia da 100.000 a 500.000 euro? “Il problema è legato alla distribuzione dello stock perché a questi stessi contribuenti è riconducibile meno del 20% del magazzino, che sale poco sopra il 30% includendo chi ha cifre fino a 500mila euro. Detto diversamente, i due terzi dell’arretrato dipendono dai grandi evasori”.
Non è stato ancora chiarito se il limite massimo per aderire alla pace fiscale valuterà i contribuenti debitori sommando il totale tra le liti fiscali già pendenti più le cartelle, oppure il tutto verrà valutato in maniera separata. Resta anche il dubbio sullo stato del contenzioso. Secondo le prime ipotesi circolate prima del Consiglio dei ministri del 27 settembre, la pace fiscale avrebbe dovuto escludere le cause pendenti in Cassazione (in totale l’11% dei contenzioni aperti), considerando invece quelle con un procedimento in primo o secondo grado, ma anche qui ancora non è stato chiarito a quali date il giudizio deve risultare pendente per accedere alla pace fiscale. . L’ultimo elemento da dover valutare con attenzione è il tipo di tributo. Infatti per l’Iva le regole Ue non permettono di fare una sanatoria vera e propria. Dunque chi ha cartelle esattoriali riguardanti l’Iva e le imposte dirette, potrebbe correre il rischio di pagare di più rispetto a chi ha solo cartelle su Ires e Irap.
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