Vai al contenuto

Padre e figlio gay: il cammino verso la libertà di Franco e Josh

Franco e Giosuè Prezioso sono un padre e un figlio davvero speciali. Franco è un noto ristoratore della città. È vivace, allegro e non risparmia mai una battuta. Josh invece è un ragazzo brillante, docente presso i principali istituti europei, che già da adolescente ha sentito l’esigenza di andare oltre la sua città, di viaggiare, imparare, scoprire. Ma cosa accumuna questo padre e figlio apparentemente così diversi? Entrambi sono gay. La loro una storia talmente eccezionale da risultare spiazzante, eppure è reale, più comune di quanto si immagini, e ha tanto da insegnare. Fino al punto che padre e figlio hanno deciso di farne un podcast e un cortometraggio animato che stanno facendo il giro del mondo, in balia di critiche entusiasmanti e ascolti impressionati in Paesi dove la transf-omofobia è più evidente, come la Romania.

Tutto ha avuto inizio ad Ostuni, provincia di Brindisi, a partire dagli anni 90, e non in una metropoli cosmopolita del terzo millennio. Alla ricerca di un futuro migliore però ben presto Franco si è trasferito in Germania con la famiglia: “Abitavamo alle case popolari, eravamo tanti bambini e i miei genitori volevano che migliorasse la qualità della nostra vita”, ha detto l’uomo a Fanpage.it. La voglia di avere una famiglia tutta è prevalsa su tutte le sue emozioni: “Ho sempre desiderato avere dei figli”, ha confessato Franco. Anche se con tendenze gay, l’incontro con Rosa, ovvero la sua futura moglie, gli farà rimettere in discussione la sua identità. Così la coppia dopo il matrimonio mette al mondo due splendidi bambini.

Poi il sospetto di avre un figlio gay: “Quando mi sono accorto che Giosuè aveva delle tendenze simili alle mie, ho sofferto molto perché pensavo dovesse fare il mio stesso percorso”, – ha detto ancora il ristoratore. Josh ha da sempre avuto una personalità che va fuori dagli schemi. Già da adolescente infatti ha sentito l’esigenza di andare oltre la sua città, di viaggiare, imparare, scoprire. “Studiare fuori da Ostuni mi ha garantito un sacco di alienazione dalla storia – ha raccontato il giovane al quotidiano online -. Ad un certo punto ho avuto il sentore che dentro di me ci fosse un vissuto, un copione, che in qualche modo aveva già vissuto papà: mi stavo riscoprendo omosessuale”.

“Io mi sentivo di ripetere qualcosa che avevo demonizzato, perché la società aveva demonizzato l’omosessualità di mio padre”, ha detto ancora Josh. Poi però l’amore e l’ammirazione per il padre hanno preso il sopravvento: “Papà si era dimostrato un personaggio estremamente positivo, coraggioso, che andava contro tutto e tutti e quindi mi ha dato il boost per andare lì a petto alto e prendere la società”. Oggi Josh ha 28 anni, e la sua esperienza e quella di suo padre sono diventate un visual podcast, vincitore di un concorso europeo che ha inaugurato la serie “This is what a generation sounds like” e che sta facendo il giro del mondo, con critiche entusiasmanti, comprese quelle del Financial Times.

Ti potrebbe interessare anche: “Il green pass rende liberi”, sospeso il preside che cita Auschwitz

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure