Padre Georg Gänswein è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco. A rendere necessario il faccia a faccia tra il segretario particolare del Papa emerito Benedetto XVI, deceduto soltanto pochi giorni fa, e il Pontefice in carica, è stato il contenuto del libro di Gänswein prossimamente in uscita, dal titolo ‘Nient’altro che la verità’. Le anticipazioni del manoscritto pubblicate sugli organi di stampa avrebbero mandato su tutte le furie Bergoglio. Ora per il ‘braccio destro’ di Ratzinger si prospetta una ‘punizione’, come un incarico diplomatico in una nunziatura all’estero o una sistemazione a Roma ma in una posizione defilata.
Secondo quanto riporta il vaticanista del Corriere della Sera, Gian Guido Vecchi, le persone più vicine a padre Georg Gänswein, che in queste ore sono riuscite a parlarci, raccontano di una persona che si sarebbe mostrata amareggiata per quelle che vengono definite come “interpretazioni malevole” del contenuto di alcune parti “fuori contesto” del suo libro, date n pasto all’opinione pubblica proprio in concomitanza con le esequie di Benedetto XVI. “Ma adesso devo stare zitto”, avrebbe chiosato Gänswein.
Tra i passaggi più contestati del libro di padre Georg, a far discutere è sicuramente il commento che il segretario particolare di Ratzinger riserva alla Lettera apostolica in forma di Motu Proprio ‘Traditiones custodes’, con cui Papa Francesco ha ordinato di limitare la celebrazione della Messa in latino, liberalizzata invece da Benedetto XVI nel 2007. “Quello è stato un punto di svolta. Credo che Papa Benedetto abbia letto questo Motu Proprio con il dolore nel cuore”, scrive Gänswein.
Padre Georg racconta anche dell’episodio in cui nel 2020 Francesco gli chiese di non partecipare più alle udienze pubbliche in sua presenza. “Lei rimane prefetto, ma da domani non torna al lavoro”, gli avrebbe intimato Bergoglio. Decisione del Pontefice che lo indusse ad autodefinirsi “un prefetto dimezzato”.
“Il chiacchiericcio è un’arma letale – queste invece le parole pronunciate da Francesco durante l’ultimo Angelus – Uccide, uccide l’amore, uccide la società, uccide la fratellanza. Chiediamoci: io sono una persona che divide o una persona che condivide? Noi pure, discepoli di Gesù, siamo chiamati a esercitare in questo modo la giustizia, nei rapporti con gli altri, nella Chiesa, nella società. – ha proseguito il Pontefice senza mai citare padre Georg – Non con la durezza di chi giudica e condanna dividendo le persone in buone e cattive, ma con la misericordia di chi accoglie condividendo le ferite e le fragilità delle sorelle e dei fratelli, per rialzarli. Non dividere, ma condividere. Facciamo come Gesù: condividiamo, portiamo i pesi gli uni degli altri, invece di chiacchierare e distruggere, guardiamoci con compassione, aiutiamoci a vicenda”.
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