Festini a base di crack a cui fanno da sfondo belle case, alloggi in centro, feste con Champagne e fiumi di droga. Il tutto ben organizzato da alcuni imprenditori della Torino “bene”. Luigi Pelazza, reporter della trasmissione televisiva Le Iene, nella sua nuova inchiesta ha svelato il mondo nascosto che starebbe dietro ad alcuni salotti torinesi. A raccontare la sua testimonianza è un Paolo, un ragazzo torinese di 25 anni. La sua storia è un abisso fatto di droga e ricatti sessuali, violenze, e perfino una morte misteriosa, avvenuta lo scorso anno. “Faresti qualsiasi cosa per il crack. Quando ne hai bisogno, ne vuoi ancora e ancora – ha spiegato il ragazzo alle Iene -. E finisci per venderti. Loro lo sanno e lo considerano un gioco. Altri ragazzi, come me, frequentano quegli alloggi, della Torino bene. Nel mio caso è stato uno spacciatore marocchino a indirizzarmi. Mi ha detto che un suo amico gli aveva chiesto di procurargli tossicodipendenti disposti ad avere rapporti omosessuali in cambio di droga. All’inizio ho rifiutato. Poi la carenza di crack ti toglie ogni freno”.
Una Torino insolita, misteriosa e perversa, che ricorda in parte le atmosfere macabre svelate dall’inchiesta milanese su “Terrazza Sentimento”, dell’imprenditore Alberto Genovese, accusato di aver stuprato una diciottenne durante un party. Nel mirino come invitati di questi lussuosi appartamenti sono tutti ragazzi, alcuni giovanissimi. Tossicodipendenti reclutati nelle strade del crack, nei gironi più profondi della droga. Seguendo le tracce di questo racconto, a tirare le fila ci sarebbero due ricchi imprenditori di Torino, uno dei quali già finito anni fa nei guai per un’inchiesta di sfruttamento della prostituzione. Attraverso una rete di spacciatori arruolati come procacciatori, i due si farebbero carico dei debiti di droga dei clienti più giovani e in cambio pretenderebbero rapporti sessuali.
“Sono andato a casa di entrambi per mesi. Ti invitano a drogarti e a fumare crack quanto ne vuoi”, ha raccontato ancora Paolo. Secondo l’inchiesta, a volte, per vincere la resistenza ad avere rapporti completi, durante gli incontri organizzati nelle due abitazioni sarebbero stati utilizzati farmaci inibitori della volontà, come il Ghb, una delle droghe dello stupro, sostanza che può essere diluita e somministrata con le bevande.
“Un giorno – ha proseguito ancora il 25enne – mentre ero nell’appartamento di uno dei due imprenditori è arrivato un uomo, un amico del padrone di casa. Abbiamo iniziato a bere. C’era dalla vodka. Dopo un po’ mi sono reso conto che non ero più padrone delle mie azioni. Non riuscivo a reagire”.
Paolo, nei giorni scorsi, ha presentato una lunga e dettagliata denuncia ai carabinieri. Ed è entrato in una comunità per iniziare un percorso di disintossicazione.
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