Lo scorso 25 novembre Giuseppe Forciniti, infermiere calabrese di 33 anni, ha ucciso sua moglie pugnalandola con un coltello da cucina. Durante le indagini e le perquisizioni, la questura di Pordenone ha trovato dei biglietti sul comodino dell’assassino, scritta da uno dei due figli della coppia. Probabilmente il piccolo sentiva litigare sempre più spesso la mamma e il papà, e nella sua testa di bambino di soli 8 anni si preoccupava di trovare una soluzione che riportasse l’armonia in famiglia. Così con la mano candida e il cuore colmo d’amore, il bimbo scriveva al papà parole di conforto che faceva trovare alla sera sul suo comodino. “Tieni duro”, gli raccomandava, invitandolo a “lasciar perdere” e a “pensare al lavoro”. Messaggi colmi di speranza, come ha confermato l’avvocato Ernesto De Toni, ma che non sono bastati a evitare la tragedia.
A seguito del ritrovamento di questa lettera, che mette ancora più in luce una conflittualità da lungo presente all’interno del nucleo familiare, gli inquirenti hanno deciso di ascoltare il bambino nella Questura di Pordenone. Al suo fianco è stata presente, per tutta la durata della chiacchierata, una psicologa che lo ha assistito passo durante questa sorta di interrogatorio. Hanno specificato che le domande sono state effettuate senza troppe pressioni o forzature e che la priorità è stata quella di preservare la serenità del bambino.
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