Trovare nuove strade per la Chiesa. Mettere un freno alle ingiustizie che ancora oggi sono sotto gli occhi del mondo. Ma anche cercare un equilibrio tutto interno al Vaticano che consenta di mettere un freno alle spinte, a destra e a sinistra, che continuano a squassare il mondo dei fedeli. Si è aperto con queste delicate premesse il Sinodo dell’Amazzonia, il primo veramente “contemporaneo” a tutti gli effetti: Greta Thunberg, la giovane attivista svedese, è stata non a caso una degli esempi citati.
E proprio il discorso ambientale è stato fin da subito uno dei punti centrali dell’evento. Un Sinodo sull’ecologia, sull’attenzione che ogni essere umano dovrebbe avere per il pianeta che lo ospita, “sull’Amazzonia che brucia per avere denaro sporco” come ha detto nelle scorse ore il papa. Una questione che deve farsi personale, secondo il pontefice, diventare la battaglia quotidiana di tutti e sganciarsi da una politica che troppo spesso fa propri certi slogan per puro tornaconto, senza convinzione.
Ma Francesco è anche alle prese con le spinte dei progressisti, idealmente raccolti intorno alla Chiesa spagnola e alle sue posizioni di estrema apertura su tematiche che da sempre dividono i fedeli, a partire dal celibato: la proposta, anche per combattere la poca presenza di sacerdoti in certe zone del mondo, è quella di ordinare anche “anziani di chiara fede” in Sud America anche se sposati.
L’altro passaggio chiave è l’istituzione di un “ministero” per le donne, affinché queste possano entrare a far parte della vita ecclesiastica pure attraverso ruoli di gestione più ampia. Tappe delicate, che andranno affrontate con attenzione. Anche a fronte di un’ala conservatrice che, di contro, teme che un’eventuale apertura sull’Amazzonia possa trasformarsi in un copione da replicare ancora più e più volte in altre parti del mondo. A Bergoglio il difficile compito di mediare evitando sconquassi.
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