Papa Francesco attua un altro cambiamento nell’assetto del Vaticano. Una sorta di “rimpasto” nel Consiglio dei nove cardinali (comunemente detto “C9”), il gruppo di lavoro istituito dallo stesso papa il 28 settembre 2013 con la finalità di coadiuvare e consigliare il pontefice nel governo della Chiesa cattolica e nello studio di una revisione della Costituzione apostolica in merito all’assetto della Curia romana. Il C9, “tenendo pure conto della avanzata età di alcuni membri”, ma soprattutto di alcune situazioni ormai imbarazzanti, è arrivato a un punto di svolta, e quindi il papa ha deciso di cambiare. Al centro dello scandalo ci sono soprattutto il cardinale emerito di Santiago del Cile Francisco Javier Errázuriz, travolto dalle accuse di insabbiamento dei crimini pedofili, e il cardinale australiano George Pell, sotto processo in patria per abusi. Poi c’è anche da tenere in considerazione la risposta della Santa Sede “a quanto accaduto nelle ultime settimane”, ovvero la lettera dossier dell’ex nunzio negli Usa Carlo Maria Viganò contro Francesco e l’onda lunga di decenni di abusi su minori che si è di nuovo abbattuta Oltretevere. È stato proprio il “C9”, ieri, a delineare le prossime mosse del Vaticano. “Non dirò una parola su questo, leggete attentamente e fatevi un vostro giudizio”, aveva risposto papa Francesco ai giornalisti a proposito del dossier di Viganò che ne chiedeva le dimissioni. (Continua a leggere dopo la foto)
“Quando sarà passato un po’ di tempo e voi avrete tratto le conclusioni, forse io parlerò”. Il Papa oppone “silenzio e preghiera” a chi “cerca lo scandalo”. Intanto però il Consiglio dei cardinali, espressa “piena solidarietà” al pontefice, ha fatto sapere che “la Santa Sede sta per formulare gli eventuali e necessari chiarimenti”. C’è da attendersi un documento che replichi anche alle accuse mosse dall’arcivescovo, fin dall’inizio considerate in Vaticano una mescolanza tendenziosa di “mezze verità” e “menzogne” messe insieme per attaccare, a partire dal fronte ultraconservatore americano, il pontificato attuale (dai siti tradizionalisti Usa, tra l’altro, filtrano voci di indagini della Gendarmeria vaticana per divulgazione di notizie riservate). Del resto non si tratta solo di questo. Il dossier di Viganò è incentrato sul caso dell’ormai ex cardinale Theodore McCarrick, oggi 88 anni, cui proprio Francesco ha imposto di rinunciare al cardinalato, e che nel 2000 era stato promosso arcivescovo di Washington nonostante si sapesse dei suoi abusi su seminaristi.
Ma c’è anche, ad esempio, il rapporto del Gran Giurì della Pennsylvania che ha elencato abusi su oltre mille minorenni commessi da 301 sacerdoti dagli anni Quaranta e per settant’anni. Nei prossimi giorni Francesco riceverà a Roma il cardinale Daniel DiNardo, presidente della conferenza episcopale Usa, assieme a una delegazione di vescovi americani. È stato lo stesso DiNardo a chiedere udienza per “ottenere il suo sostegno al nostro piano d’azione” in modo da “migliorare le procedure”, “semplificare la segnalazione di abusi e comportamenti scorretti dei vescovi” e insomma arrivare a “una maggiore efficacia e trasparenza soprattutto nei procedimenti disciplinari verso i vescovi”. Intanto il “C9” sta completando, dopo cinque anni di lavoro, la riforma dell’organizzazione della Curia e presenterà in settimana al Papa la bozza della nuova Costituzione. (Continua a leggere dopo la foto)
Così ha chiesto a Francesco “una riflessione sul lavoro, la struttura e la composizione del Consiglio”. I cardinali da sostituire dovrebbero essere almeno tre. Appare segnata la sorte di Errázuriz, che peraltro ha 85 anni: le vittime cilene ricevute dal Papa lo accusano di essere un “criminale” e aver coperto gli abusi del pedofilo seriale Karadima. Stesso discorso per George Pell, 77 anni, prefetto della Segreteria per l’Economia “sospeso” dall’incarico per difendersi in un processo per abusi in Australia. Il terzo nome, solo per ragioni di età (79 anni), è quello del cardinale di Kinshasa Laurent Monsengwo Pasinya. Tra i più anziani ci sono anche Óscar Maradiaga e Giuseppe Bertello, prossimi ai 76. Appaiono destinati a restare l’indiano Oswald Gracias, il tedesco Reinhard Marx, lo statunitense Sean Patrick O’Malley (che presiede la commissione vaticana per la tutela dei minori ) e, naturalmente, il segretario di Stato Pietro Parolin.