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Papa Francesco: “I genitori non devono condannare i figli gay”

Papa Francesco è convinto che non bisogna “mai condannare un figlio”. Nemmeno se ha tendenze omosessuali. Il Pontefice torna nuovamente sull’argomento dell’omosessualità, dopo che già qualche anno fa aveva invitato a non giudicare e discriminare le persone gay. Le sue parole arrivano durante l’ultima udienza generale tenuta in Vaticano.

Papa Francesco

“Se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo? – aveva detto Papa Francesco nel 2013 sul volo di ritorno dal Brasile – Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli. Quando uno si trova perso così va aiutato, e si deve distinguere se è una persona per bene”.

“Penso in questo momento a tante persone che sono schiacciate dal peso della vita e non riescono più né a sperare né a pregare. – dichiara invece oggi – San Giuseppe possa aiutarle ad aprirsi al dialogo con Dio, per ritrovare luce, forza e aiuto. Penso ai genitori con i figli con malattie, anche con malattie permanenti: quanto dolore. Genitori che vedono orientamento sessuali diversi nei figli: come gestire questo, come accompagnarli e non nascondersi in un atteggiamento di condanna”.

“Genitori che vedono i figli che se ne vanno per una malattia, e, anche più triste, lo leggiamo sui giornali, ragazzi che fanno ragazzate e finiscono in incidenti mortali con la macchina. – prosegue Papa Francesco – Ma anche genitori che vedono i figli che non vanno avanti nella scuola: tanti problemi dei genitori, pensiamo come aiutarli. A loro dico: non spaventatevi. C’è dolore, tanto, ma pensate al Signore e pensate come ha risolto i problemi Giuseppe. Mai condannare un figlio. Mi faceva tanta tenerezza a Buenos Aires vedere la coda delle persone di fronte al carcere. E c’erano le mamme lì. Queste mamme, di fronte al problema di un figlio che ha sbagliato, ci mettevano la faccia, non si nascondevano e lo accompagnavano, sempre. Che coraggio”, conclude.

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