Papa Francesco torna a parlare dell’esigenza di “vigilare” sulla “cultura dell’odio” che vede il riapparire di simboli nazisti. “Si riscontrano episodi purtroppo non isolati – ha fatto presente Papa Francesco -, certamente bisognosi di un’analisi complessa, nei quali trovano sfogo i disagi sociali sia dei giovani sia degli adulti. Non è un caso che a volte ricompaiano emblemi e azioni tipiche del nazismo. Io vi confesso che quando sento qualche discorso di qualche responsabile del governo mi vengono in mente i discorsi di Hitler nel ’34 e nel ’36. Sono azioni tipiche del nazismo che, con le sue persecuzioni contro gli ebrei, gli zingari, le persone di orientamento omosessuale, rappresenta il modello negativo per eccellenza di cultura dello scarto e dell’odio”.
Parole fortissime quelle usate da papa Francesco che ammonisce: “Occorre vigilare, sia nell’ambito civile sia in quello ecclesiale, per evitare ogni possibile compromesso, che si presuppone involontario, con queste degenerazioni”. Il Papa condanna anche l’uso arbitrario della carcerazione preventiva: “Purtroppo la situazione si è aggravata in diverse nazioni e regioni – ha detto incontrando i penalisti -, dove il numero di detenuti senza condanna già supera ampiamente il cinquanta per cento della popolazione carceraria. Questo fenomeno contribuisce al deteriorarsi delle condizioni di detenzione ed è causa di un uso illecito delle forze di polizia e militari per questi fini”.
Per Papa Francesco “la reclusione preventiva, quando è imposta senza che si verifichino le circostanze eccezionali o per un periodo eccessivo, lede il principio per cui ogni imputato dev’essere trattato come innocente fino a che una condanna definitiva stabilisca la sua colpevolezza”. Il Pontefice aggiunge anche: “La sfida presente per ogni penalista è quella di contenere l’irrazionalità punitiva, che si manifesta, tra l’altro, in reclusioni di massa, affollamento e torture nelle prigioni, arbitrio e abusi delle forze di sicurezza, espansione dell’ambito della penalità, la criminalizzazione della protesta sociale, l’abuso della reclusione preventiva e il ripudio delle più elementari garanzie penali e processuali”.
Bergoglio parla infine anche della legittima difesa: “Il compimento di un male non giustifica l’imposizione di un altro male come risposta. Si tratta di fare giustizia alla vittima, non di giustiziare l’aggressore. Le nostre società sono chiamate ad avanzare verso un modello di giustizia fondato sul dialogo, sull’incontro – prosegue – , perché là dove possibile siano restaurati i legami intaccati dal delitto e riparato il danno recato”. Il Papa parla poi di ambiente: “Un elementare senso della giustizia imporrebbe che alcune condotte, di cui solitamente si rendono responsabili le corporazioni, non rimangano impunite. Stiamo pensando di introdurre nel Catechismo della Chiesa cattolica il peccato ecologico, il peccato contro la casa comune”.
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