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Papa Francesco agita la Chiesa: “Non temo uno scisma. Ma prego affinché non ci sia…”

Le parole di Papa Francesco agitano e tranquillizzano i fedeli allo stesso tempo. Dice: “Non ho paura di uno scisma”. E subito dopo aggiunge: “Però prego affinché non ci sia”. Il Papa lancia segnali agli avversari. Dice di non temere spaccature nonostante il fragore di gruppi conservatori legati alla destra cattolica americana che remano contro e minacciano ciclicamente di staccarsi dalla Chiesa. La comunione ai divorziati risposati, lo sguardo inclusivo verso i gay, la mano tesa per abbattere i muri con l’Islam sono aspetti che non piacciono.

Papa Bergoglio mentre è in volo per tornare a Roma parla serenamente delle difficoltà attorno. Non sono tanto le critiche a preoccuparlo bensì la slealtà. “Se le critiche sono leali possono avviare un dialogo”. E mentre si prepara ad affrontare un periodo potenzialmente turbolento, all’orizzonte ci sono il sinodo sull’Amazzonia e quello dei rissosi vescovi tedeschi, Bergoglio invoca unità, condanna la xenofobia cavalcata dai populismi e tuona contro la mala pianta della corruzione che soffoca anche le economie europee: “Il caporalato non ce lo hanno di certo insegnato gli africani”.

“Le critiche aiutano, quando se ne riceve una si deve fare autocritica. Dalle critiche io vedo i vantaggi. A volte ti arrabbi, certo ma i vantaggi esistono. A dire i vero le critiche non arrivano solo dagli americani ma un po’ dappertutto, anche in curia, almeno quelli che me le rivolgono hanno il vantaggio dell’onestà e a me piace questo. È quando le fanno sotto il tavolo, fanno un sorriso e poi ti pugnalano questo non è leale, non è umano”.

“La critica ti prepara sempre a dare una risposta, ad alimentare un dialogo. Ma se la critica è solo arsenico, è un po’ come buttare la pietra e nascondere la mano. E aiuta solo i piccoli gruppetti chiusi che non vogliono sentire la risposta”.

“Criticare senza voler sentire la risposta significa non volere bene alla Chiesa, è andare dietro ad una idea fissa, come cambiare Papa, cambiare stile, o fare uno scisma: questo è chiaro no? Ci sono stati tanti scismi. Dopo il Vaticano I, quando si votava per l’infallibilità, un bel gruppo si è staccato e ha fondato i vetero-cattolici. Oggi questi fanno l’ordinazione delle donne, ma in quel momento erano rigidi, andavano dietro ad un’ortodossia e pensavano che il Concilio avesse sbagliato”.

“Con il Vaticano II c’è stato il distacco di Lefevbre. Non sono mai mancati gli scismi nella Chiesa, fanno parte delle opzioni che ci lascia il Signore. Ma non ho paura: piuttosto prego perché non ce ne siano, perché ci sia la salute spirituale di tanta gente, il dialogo, la correzione se c’è qualche sbaglio. Il cammino dello scisma non lo trovo cristiano”.

Durante il viaggio il papa ha parlato anche del neo-colonialismo in Africa: “Esiste una sorta di incoscienza collettiva che continua a pensare, quasi fosse un automatismo normale, che l’Africa debba essere sfruttata. A noi capita di pensare che l’Europa debba essere sfruttata? No, ovviamente. Ma dell’Africa però si. Da qui la deforestazione, la distruzione della biodiversità, degli oceani. Difendere l’ecologia, la biodiversità che è la nostra vita, difendere l’ossigeno è una battaglia che portano avanti i giovani che hanno una grande coscienza. Dovremmo tutti prendere coscienza iniziando dalle cose piccole”.

“Le xenofobie vengono cavalcate dai cosiddetti populismi politici. La settimana scorsa ho detto che certe volte mi sembra di sentire discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel ’34. Si vede che c’è un ritornello in Europa”.

 

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