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Paragone: “Basta Di Maio con 3-4 incarichi. Ora serve discontinuità”

Gianluigi Paragone commentando la “sconfitta” del Movimento 5 Stelle dà una spallata a Di Maio e rilancia sul futuro del partito. “Per me la generosità di Luigi Di Maio di mettere insieme tre, quattro incarichi deve essere rivista perché il Movimento per ripartire ha bisogno di una leadership politica h24. Dobbiamo tornare dall’io al noi. Rixi? In caso di condanna deve lasciare così come abbiamo ottenuto il passo indietro di Siri”

E poi: “Le dimissioni di Primo Di Nicola da vice capogruppo dei Senatori M5S? Che ci sia bisogno di discontinuità è fuor di dubbio, che la discontinuità si debba esaurire con la decisione di Primo credo di no. L’assemblea dei parlamentari M5s è il luogo idoneo per maturare una scelta tutti insieme”.

Poi, poche ore dopo, arriva una precisazione di Paragone su queste sue dichiarazioni: “‘Ha fatto male pure da ministro’. Oggi dovrò passare la giornata a smentire il titolo del Corriere della Sera. Una frase che nell’intervista non c’è ma diventa il titolo. Ho fatto la campagna elettorale esaltando ciò che Luigi ha varato come ministro del Lavoro. Sul Mise ho solo ridetto ciò che dico da sempre anche nei comizi e cioè che gli artigiani sono i nostri interlocutori (più di Confindustria). In poche parole invece di dargli 7 gli do 6.5. Chi ha fatto male e lo ribadisco è Tria”.

“Quel titolo sembra il tradimento personale e siccome io faccio solo analisi e non processi, rimetterò il mio mandato nelle mani di Luigi. E deciderà lui che farne”.

Nel Movimento, però, il processo a Luigi Di Maio è iniziato eccome. E, questa volta, non si tratta solo dei soliti ortodossi. Il malumore è esteso, variegato, include praticamente gli interi gruppi parlamentari trovando il suo apice nelle parole che Gianluigi Paragone – tra i presenti alla riunione ristretta del Mise – ha affidato ai media nel pomeriggio. Probabile, dunque, che ora il vicepremier annunci l’istituzione di una sorta di segreteria politica, di 5-10 membri e composta da persone non al governo.

Organismo nel quale potrebbe rientrare proprio Alessandro Di Battista. Nel regno del dissenso si inseriscono anche Carla Ruocco e Roberta Lombardi. “Paghiamo l’uomo solo al comando”, sottolinea la presidenza della commissione Finanze. “La responsabilità in capo ad un solo uomo è deleteria per il Movimento, ed è un concetto da prima repubblica”, incalza Lombardi.

 

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