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“Chiuso in casa, come un criminale”. Tiziano Renzi rompe il silenzio e si difende così dalle accuse

Ha rotto il silenzio per dire la sua, dopo che la notizia degli arresti domiciliari per i genitori di Matteo Renzi aveva fatto il giro del web trasformandosi nel caso del momento. Tiziano, il padre dell’ex premier finito nei guai, ha scelto di affidare a Facebook il suo pensiero: “Non auguro a nessuno – nemmeno al mio peggiore nemico – di vivere mai ciò che la Lalla e io stiamo vivendo. Tuttavia ci prepariamo a una lunga vicenda giudiziaria consapevoli di un fatto: la verità prima o poi verrà fuori”.

Poi una frecciata al mondo della stampa: “Voglio che sia chiara una cosa: i giornali sono pieni solo delle ricostruzioni dell’accusa. Io affermo qui (e purtroppo per il momento posso solo qui) che queste ricostruzioni sono false”. “Il massacro mediatico di questi giorni è incredibile – ha spiegato Tiziano Renzi – Ed è un incubo non potersi difendere. Vorrei urlare il mio sdegno e invece sono chiuso in casa come un criminale. Posso solo dire questo: aspettate il processo. E vedrete”.“Qualcuno vuole fare il processo sui media – si legge ancora – Io affronterò il processo nelle aule dei tribunali da cittadino massacrato preventivamente sui media ma da cittadino incensurato che rivendica con forza la propria innocenza. Non abbiamo fatto mai fatture false, non siamo amministratori di fatto, non abbiamo fatto bancarotta, non abbiamo lavoratori in nero. Noi non stiamo scappando: chiediamo solo di essere giudicati. Quando arriveremo a sentenza, vedremo quali titoloni ci saranno sui giornali”.La coppia non si trova più nella solita abitazione di Rignano. Ha chiesto e ottenuto dal gip, tramite il difensore Federico Bagattini, di potersi trasferire per “motivi familiari” nella casa di una delle figlie, sempre a Rignano. Qui passerà le giornate, sempre agli arresti domiciliari, in attesa dell’interrogatorio di garanzia fissato per lunedì 25 febbraio. Non è ancora chiaro dove la coppia sarà sentita: possibile che venga scelto un luogo diverso dalla procura per evitare l’assalto di telecamere e giornalisti.

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