Per molti è stata una sorpresa, per altri era previsto: il PD diventa il secondo partito in Italia e supera i 5Stelle. “Siam molto soddisfatti dell’esito elettorale, la scelta della lista unitaria si è rivelata vincente e ci consegna un dato politico importante: il bipolarismo è tornato ad essere centrato sulla forza elettorale e sulla presenza del Partito Democratico”. Nicola Zingaretti, segretario del PD, ha commentato nella notte i primi risultati dello spoglio elettorale che gli consegnano un consenso intorno al 22%.
“Il Governo italiano, già paralizzato prima del voto, esce ancora più fragile e di fronte agli appuntamenti che ci attendono – ha detto Zingaretti -. Il voto ci consegna una sfida che è quella di costituire un’alternativa a Matteo Salvini che esce da queste elezioni come un leder di un Governo immobile e pericoloso”.
“Noi ci prepariamo per essere pronti a costituire un’alternativa quando ci sarà un voto politico”. Il segretario del Pd ha anche esteso l’analisi nel più ampio risultato elettorale in Europa: “L’alto dato che va sottolineato – ha detto – è che l’aggressione sovranista alle istituzioni europee è fallita. Dentro il Parlamento europeo c’è una solida maggioranza che ha voglia di rilanciare il sogno europeo, questo colloca le forze sovraniste italiane in marginalità rispetto alle scelte che farà l’Europa nei prossimi giorni”.
Dopo la brevissima conferenza stampa, Zingaretti si lascia sfuggire una risata mentre ripensa a quanti — anche nel suo partito — non avrebbero scommesso su questa ripresa del Pd, convinti che lui non abbia il piglio del leader: “Mi descrivono come un mite. Ed è vero, sono un mite, ma non un coglione”.
Poi Zingaretti spiega ai suoi, ragionando con loro: “Ora lavoreremo a una nuova segreteria, a nuovi gruppi dirigenti e, soprattutto, a una radicale riforma del partito di cui c’è immenso bisogno”. Ma l’obiettivo politico prioritario, più in generale, è quello di “allargare il campo del centrosinistra”. Già, perché mettendo insieme quella fetta della sinistra che è fuori dal Pd e +Europa, con cui il segretario intende giungere a un’intesa prima del voto delle elezioni politiche, si arriva al 30 per cento.
Un buon risultato rispetto allo scorso anno. Ma non ancora sufficiente a far sì che quell’area sia competitiva. Con il Rosatellum, infatti, bisogna avere almeno il 40 per cento per poter aspirare alla guida del Paese. Il segretario lo sa bene. Per questa ragione è convinto che, oltre a “continuare nel lavoro di rigenerazione della sinistra, è necessario adesso organizzare anche quella parte di elettorato moderato che non vuole stare in un centrodestra egemonizzato da Salvini”.
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