L’allarme viene rilanciato dalle sei associazioni che rappresentano le imprese del turismo organizzato. Dopo 13 mesi dal primo caos, non è cambiato niente: per ottenere o rinnovare il passaporto servono tempi biblici. Le associazioni due giorni fa hanno scritto una lettera al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sollecitando un incontro allo scopo tutelare il diritto dei cittadini italiani di viaggiare. Ma anche quello degli imprenditori di non perdere fatturato per colpa di una lenta e snervante burocrazia.
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Secondo la stima fatta da Astoi Confindustria Viaggi, Federazione Turismo Organizzato-Confcommercio (Fto), Fiavet-Confcommercio, Aidit Confindustria, Assoviaggi Confersercenti e Maavi Conflavoro Pmi, nel biennio 2022-2023 agenzie di viaggio e tour operator avrebbero perso almeno 300 milioni di ricavi, pari a circa 167mila viaggi, proprio perché i loro clienti non sono riusciti ad ottenere in tempo utile il passaporto. E non convince nemmeno il sistema ‘Polis’ proposto da Poste Italiane, con cui si erogano passaporto e carta digitale elettronica nei piccoli Comuni con meno di 15mila abitanti.
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Cosa sta succedendo negli aeroporti
Ma non è tutto perché, si legge ancora nella missiva, “per l’emissione delle carte di identità elettroniche si verificano problemi analoghi. Il tempo passa, ci si stanca di segnalare e chiedere soluzioni. Ma assuefarsi alla mediocrità vuol dire che l’Italia sta perdendo e noi italiani non dobbiamo permetterlo”. Pier Ezhaya, presidente di Astoi, ricorda che “il mondo del travel ha bisogno di velocità e fluidità e non può essere frenato da intoppi burocratici che lo costringono a subire danni ingenti direttamente causati dallo Stato”.
Franco Gattinoni, presidente Fto, ricorda invece come “sia una chimera ricevere il passaporto a causa della complessità e delle tempistiche per fissare un semplice appuntamento”. E Domenico Pellegrino, presidente Aidit Confindustria, ci mette il carico: “In un’era in cui si parla di digitalizzazione e intelligenza artificiale è paradossale metterci due anni per risolvere un problema che in tutti gli altri Paesi europei non esiste”. La situazione è talmente critica che a Reggio Emilia la procura ha aperto un’indagine dopo una segnalazione che ha fatto emergere un ‘percorso’ accelerato ma illegale per ottenere il passaporto in tempi rapidi. Durante le indagini sono emersi 163 casi del genere e gli indagati sono cinque, oltre al sequestro preventivo di una società e di 16.300 euro.
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