Le iniziali sono G.M., e abita a Varese. È uno dei tanti cittadini esasperati dalle continue giravolte delle istituzioni in tema di Superbonus 110 per la ristrutturazione delle abitazioni. La sua frustrazione l’ha spinto a prendere una decisione drastica: muoversi per vie legali. “Ho appena fatto un esposto alla Procura della Repubblica di Varese”, ha dichiarato G.M. in un’intervista rilasciata al giornale Varese News, “per capire se ci siano stati comportamenti penalmente rilevanti nella vicenda relativa al Superbonus. In ogni caso, non mi fermerò e arriverò alla Corte Europea”.
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La denuncia
G.M. aveva deciso di sfruttare le opportunità offerte dalla Legge n. 77 del 2020, che prevede detrazioni per chi avesse sostenuto spese per l’efficienza energetica e il consolidamento statico degli edifici. G.M. ha sempre rispettato requisiti e scadenze imposti dalla legge. Tuttavia, dopo tre anni, i lavori non sono ancora terminati, l’appartamento è un cantiere aperto, e per completare i lavori deve pagare di tasca sua.
Aveva scelto di cedere il credito verso lo Stato a un’impresa appaltatrice, la quale, per ottenere la liquidità necessaria, avrebbe potuto chiedere il supporto di una banca cedendo a sua volta il credito. Ma a un certo punto le banche hanno smesso di acquistare quei crediti, perché ne avevano accumulati troppi, trovandosi così nell’impossibilità di detrarli nei 4 anni previsti. Questo ha lasciato tanti cittadini, pur rispettosi delle norme, in una situazione insostenibile, con le case ridotte a cantieri e senza la possibilità di completare i lavori.
“Il governo ha continuato a prorogare i termini”, ha spiegato G.M.. “Senza preoccuparsi di incentivare le banche ad acquisire quei crediti di imposta rimasti in pancia alle imprese. Su questa materia sono stati fatti ben 34 interventi legislativi nel giro di tre anni. Altro che certezza del diritto, come cittadino mi sento preso in giro”.
L’esposto del cittadino di Varese mira a fare chiarezza su molte anomalie. “Non andavano bloccati gli interventi di alcuni enti territoriali”, aggiunge. “In particolare quelli di Regioni e Comuni, che potevano acquistare i crediti d’imposta legati al Superbonus 110. Così si è creata una discriminazione tra cittadini e imprese che, grazie alla cessione del credito, hanno potuto terminare i lavori”.
“Si potevano coinvolgere le grandi partecipate dello Stato”, prosegue G.M., “a cominciare dalla Cassa Depositi e Prestiti e le Poste Italiane, che avrebbero potuto fare la differenza, come in alcuni casi di partecipate regionali”.
Il cittadino di Varese non è solo. Molti sono gli esodati da Superbonus, e hanno formato un comitato per confrontarsi e trovare una strategia comune. “Eravamo così tanti”, conclude G.M., “che abbiamo dovuto cambiare piattaforma. Presenteremo esposti in tutte le procure e siamo pronti a ricorrere fino alla Corte Europea per far valere i nostri diritti”.
Infine, G.M. esprime tutta la sua amarezza: “Una volta finita questa storia, lascerò l’Italia”.