Zingaretti e Conte fanno un patto. Dopo quello per dare vita al governo giallorosso, arriva un altro accordo, stavolta necessario per blindare l’esecutivo. L’esito delle Regionali appare sempre più scuro per Pd e Movimento 5 Stelle, e quindi i due leader provano a trovare la quadra per non far subire contraccolpi al governo. Hanno deciso, infatti, che l’esito delle Regionali non peserà sul governo. E visto che sanno già che ci sarà una sonora sconfitta per Pd e M5S, l’idea è andare avanti, senza rimpasti. Solo in caso di vittoria del Pd il segretario dem valuterebbe un posto da ministro, ma se i dem vincessero una sola Regione si riaprirebbe lo scontro per la guida del partito.
Dopo giorni di tentazioni, mediazioni, tentennamenti, è dunque stata raggiunta la quadra sul da farsi. Ne dà notizia Tommaso Ciriaco su Repubblica, che spiega: “Un accordo che si può sintetizzare così: dopo le Regionali il governo non cambia, non si tocca nulla, meglio evitare il rimpasto. Somma di debolezze, si dirà. Presa d’atto di un quadro in bilico. Ma soprattutto, con-ordano il premier e il segretario dem dopo sofferto confronto, consapevolezza di un dato di realtà: il fallimento dell’uno corrisponde al rischio di fallimento dell’altro. Perché farsi del male – sconvolgendo assetti assai precari – quando nel borsello di Palazzo Chigi già risuonano 209 miliardi di euro da spendere per rilanciare il Paese, oltre a un’allettante tornata di nomine nelle partecipate da varare in primavera?”.
Non è stata comunque una decisione facile, come dimostra la cronaca del dietro le quinte degli ultimi giorni. Racconta ancora Ciriaco: “Zingaretti, sul tema rimpasto, ha dato segnali diversi, a qualche interlocutore ha consegnato un secco ‘neanche per idea’, ad altri un più tormentato ‘ci sto pensando’. Nel Pd le opinioni divergono, come dimostra la dichiarazione di ieri al Tg4 del vicesegretario Andrea Orlando: ‘Al governo serve un tagliando, nuove competenze nei ministeri per il Recovery Fund’. Conte, invece, sembra convinto fin dall’inizio della necessità di evitare i danni di un rimpasto”.
“Non toccare nulla” è anche il consiglio che per giorni Dario Franceschini va dicendo al premier e ai suoi. Il Movimento 5 Stelle, dal canto suo, è ormai terra di nessuno. Ogni corrente reclama la testa di un ministro di un’altra corrente, dando l’impressione di aver appreso del tutto la lezione del Pd. Intanto Conte ha mandato un altro chiaro messaggio all’Italia: “Se perderemo la sfida del Recovery – ha detto – avrete il diritto di mandarci a casa”. Tradotto? Almeno per un anno l’esecutivo proverà a fare del suo meglio per far ripartire l’Italia con i fondi europei. Poi si vedrà.
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