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Patto di stabilità: la Germania ora pensa a una revisione

di Gabriele Iuvinale

A palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea, inizia ad intravvedersi una possibile discussione sulla revisione del Trattato di Maastricht. Il forte aumento dei debiti sovrani e le notevoli spese che l’Unione Europea, insieme ai singoli Stati, saranno costretti ad affrontare per la ricostruzione economica, sta infatti alimentando un dibattito su un possibile allentamento delle regole del Patto di Stabilità e Crescita (PSC). Almeno questo è ciò che si aspetta il Ministero federale delle finanze tedesco.

Dopo la Francia e l’Italia, ora anche la Germania starebbe valutando una possibile modifica. Ed il Ministro delle finanze, Olaf Scholz, non vorrebbe andare impreparato all’appuntamento.

In passato la Germania è stata sempre fermamente contraria ad una revisione del PSC. Secondo il quotidiano Handelsblatt, però, il 22 ottobre scorso il Ministero tedesco avrebbe invitato un gruppo di economisti a studiare la situazione e formulare eventuali soluzioni. Esperti di tutto il mondo avrebbero, quindi, presentato le loro proposte per una riforma delle regole del debito europeo, incluso l’ex capo economista del Fondo monetario internazionale (FMI),Olivier Blanchard.

Dal rapporto emergerebbe che il maggior problema è rappresentato dal vincolo relativo al rapporto debito/PIL che attualmente deve essere inferiore al 60% del prodotto interno lordo. Una variante proposta sarebbe, quindi, quella di allontanarsi da questo rigido valore di indebitamento massimo. In futuro, anche l’importo della spesa per interessi potrebbe avere un ruolo importante, dicono gli esperti. Poiché i tassi di interesse sono diminuiti drasticamente, gli Stati avrebbero una maggiore leva finanziaria.

“Probabilmente non riusciremo ad aggirare un qualche tipo di rinnovamento delle regole sul debito, anche se questo ovviamente solleverà molte domande”, afferma il consulente di Scholz, Jakob von Weizsäcker, su Handelsblatt.

Anche il Commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, ha recentemente chiesto una modifica al Patto di stabilità in modo che gli stati dell’UE possano aumentare il proprio debito a favore degli investimenti pubblici. Dichiarazioni simili sono state fatte dalla Francia.

La sospensione del PSC

Attualmente il Patto di stabilità e crescita è stato sospeso per il 2020 ed per il 2021. La Commissione europea, però, ne ha proposto la sospensione anche per tutto il 2022.

Le regole europee

Il sistema di governance economica e di finanza pubblica a livello di UE si articola in un complesso di misure, di natura legislativa e non legislativa, volte sia rafforzare i vincoli di finanza pubblica introdotti sin dalla creazione, nel 1993, dell’Unione economica e monetaria, sia ad introdurre una cornice coerente per le politiche macroeconomiche degli Stati membri.

Dopo il 2011, a seguito della crisi economico-finanziaria più grave del secondo dopoguerra, si è proceduto a rivedere e rafforzare le regole in materia di coordinamento economico, in particolare:

nel 2011, con l’introduzione del Semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche e l’adozione del cd. six-pack;

nel 2012, con l’avvio del progetto sull’Unione bancaria e l’istituzione del Meccanismo europeo di stabilità (ESM);

nel 2013 con l’adozione del cd two-pack e l’entrata in vigore del Trattato cd. Fiscal Compact che hanno riformato il Patto di stabilità e crescita.

Sulla base di quanto indicato nell’articolo 119 del Trattato di funzionamento dell’unione europea (TFUE), le regole europee sono ispirate al principio guida delle finanze pubbliche sane. Le regole, dunque, derivano – oltre che dal Trattato di Maastricht che ha originariamente inserito il rispetto dei due parametri del rapporto indebitamento/PIL inferiore al 3% e del rapporto debito/PIL inferiore al 60% – dal Patto di stabilità e crescita del 1997 (PSC) e dalle citate disposizioni del six pack e two pack.

Il PSC, integrato dal fiscal compact, definisce attualmente i parametri di riferimento delle regole di bilancio che guidano le politiche degli Stati membri e fornisce i principali strumenti per la sorveglianza delle politiche stesse (c.d. braccio preventivo) e per la correzione dei disavanzi eccessivi (c.d. braccio correttivo).

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