Il governo Meloni ha subito una sconfitta significativa nell’ultima trattativa sul nuovo Patto per l’Asilo e i Migranti. Nonostante l’immagine di forza e determinazione che ha cercato di proiettare, l’Italia non è riuscita a ottenere alcun risultato significativo per quanto riguarda l’emergenza migranti. L’accordo raggiunto si rivela essere vuoto e privo di sostanza.
Uno dei principali punti di mancata soddisfazione per l’Italia riguarda il concetto di “solidarietà obbligatoria”. Questo concetto, che implicherebbe una partecipazione attiva degli alleati nella redistribuzione dei migranti, è stato completamente ignorato. Invece, rimane in vigore il principio di volontarietà, con la possibilità di pagare 20 mila euro per ogni migrante rifiutato, sulla base della definizione annuale delle quote di extracomunitari da ricollocare. Ciò dimostra che gli altri Paesi europei non sono disposti ad assumersi la loro parte di responsabilità nella gestione dei flussi migratori.
L’Italia ha ottenuto una maggiore flessibilità nella procedura di rimando dei migranti illegali verso i “Paesi Terzi” da cui sono partiti. Tuttavia, questa procedura si rivela estremamente complessa e richiede la definizione di accordi specifici e l’individuazione di una vera “connessione” tra il Paese di provenienza e il migrante. Ciò rende difficile l’attuazione pratica di questa misura e solleva dubbi sulla sua efficacia.
La prossima visita della presidente del consiglio italiano in Tunisia, insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, sembra più un tentativo di accontentare visivamente il centrodestra italiano che di avere un effetto pratico. Inoltre, va considerato che von der Leyen ha iniziato la sua personale campagna elettorale per la conferma a Palazzo Berlaymont, il che potrebbe influire sulle sue azioni e priorità.
Perché una sconfitta
Ci sono anche due aspetti che gravano ancora sui Paesi di primo approdo, come l’Italia. Da un lato, c’è il carico di lavoro amministrativo ed economico per l’identificazione dei nuovi arrivi, nonostante gli aiuti economici e la collaborazione amministrativa previsti. D’altro canto, la gestione dei cosiddetti “movimenti secondari” rimane immutata, se non addirittura peggiorata. L’Italia è accusata dai partner, in particolare Austria, Francia e Germania, di favorire volontariamente il trasferimento degli extracomunitari approdati illegalmente verso altri Paesi. Questo comportamento mette l’Italia in una posizione di semplice transito, scaricando sugli altri Paesi la gestione finale dei migranti.
Inoltre, l’Italia perde uno degli strumenti principali con cui ha cercato di controllare i flussi migratori. Infatti, nel nuovo Patto è prevista la possibilità di restituire i migranti che effettuano il cosidddetto “movimento secondario” nei due anni successivi al loro trasferimento. Questo rappresenta un ulteriore rischio per il nostro Paese, che si trova a fronteggiare una sfida ancora più grande nel gestire i flussi migratori.
La crepa sulle alleanze
Dal punto di vista politico, l’accordo evidenzia una crepa nel governo Meloni e nelle sue alleanze. Il voto finale ha esposto l’incoerenza delle “amicizie” dell’Italia con Ungheria e Polonia, ossia i governi sovranisti, e anche con la Svezia, ormai sotto l’influenza della destra. È stato messo in luce un gap significativo tra gli interessi del nostro Paese e quelli dei partner del gruppo di Visegrad. L’interesse nazionale di Giorgia Meloni, infatti, sembra essere in contrasto con quelli dei suoi alleati.
L’effetto è un ulteriore isolamento dell’Italia sulla scena europea. Il governo Meloni ha abbandonato la linea storicamente comune con Francia e Germania ma non è riuscito a trarre alcun beneficio concreto dalla vicinanza ideologica con Orban e Morawiecki. Il risultato finale è la marginalizzazione dell’Italia, che non riesce ad ottenere nulla di concreto da questo nuovo Patto.
Una vittoria estetica
L’unica “vittoria” che il governo Meloni può rivendicare è puramente “estetica”: un passo avanti nell’interpretazione della lotta contro la migrazione illegale come una questione europea, piuttosto che un problema italiano. Tuttavia, questa non è una soluzione, ma una semplice manovra di propaganda che non risolve i problemi reali della gestione dei migranti.
In conclusione, l’accordo sul nuovo Patto per l’Asilo e i Migranti si rivela essere una grande sconfitta per il governo Meloni, che non è riuscito a ottenere risultati concreti né a rafforzare le sue alleanze a livello europeo. La questione migratoria resta una sfida cruciale per l’Italia e l’Europa, che richiede una soluzione condivisa e di lungo termine. Purtroppo, l’attuale governo non sembra essere in grado di raggiungere tali obiettivi.