Tensione ai vertici dell’alleanza di governo giallorossa. Da quando Renzi ha lasciato il Pd e ha cominciato a giocare la sua partita politica da leader di Italia viva, l’equilibrio appare ogni giorno più precario. E ora si prevedono nuove fuoriuscite dal Pd per raggiungere Renzi. Il premier Giuseppe Conte, che aveva chiesto alla squadra compattezza e lealtà, non sopporta che Renzi alteri gli equilibri e non sembra convinto che la strategia del silenzio di Nicola Zingaretti basterà ad arginare l’esuberanza del predecessore.
“Renzi è a caccia di visibilità e noi dobbiamo ignorarlo, non inseguirlo — ripete a porte chiuse il segretario del Pd —. Se stiamo al merito e non raccogliamo le polemiche si sgonfierà da solo”. Ma non tutti, al Nazareno, la pensano come il presidente del Lazio.
Il fragoroso attacco del vice Andrea Orlando, che ha accostato la Leopolda renziana al Papeete salviniano, rivela i dubbi e i tormenti di chi vorrebbe vedere maggiore energia nel contenere il Renzi. “Dobbiamo fargli capire che siamo pronti a dargli un ceffone bello forte”, rimuginano i più nervosi nel Pd, dove giorni fa girava l’idea di prendere le risorse per il cuneo fiscale sacrificando gli 80 euro, vessillo dell’era renziana. Se Orlando è preoccupato, Conte lo è di più.
Accusando Renzi di essere stato “scorretto” su Iva e cuneo fiscale, Conte ha rinsaldato l’asse con il Pd, ancora sotto choc per la scissione e terrorizzato da altre uscite. L’ultima senatrice ad aver detto bye bye era una zingarettiana di ferro, Anna Maria Parente. E non è finita, perché se i renziani negano che Renata Polverini si sia autosospesa dal gruppo di Forza Italia per traslocare in Italia viva, le stesse autorevoli fonti parlano di “altri dieci deputati e senatori in arrivo, da qui a Natale”.
Renzi in tv da Lucia Annunziata ha tranquillizzato tutti e Palazzo Chigi, grazie al lavoro di ambasciatori e pacificatori, ne è stato felice. A placare le acque ha contribuito la tessitura dietro le quinte del ministro Dario Franceschini, che anche ieri ha sentito Maria Elena Boschi in qualità di capogruppo di Iv. Ma dietro i segnali di fumo la maggioranza resta fragilissima, scossa dai venti del Russiagate, dai soldi per la manovra che scarseggiano, dalla bufera sugli F-35 e dal centrodestra che si ricompatta.
Intanto Renzi ha suggerito a Conte di cedere “a un professionista” la delega sui servizi segreti, altro terreno minato su cui il premier metaforicamente cammina.
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