Le primarie del Pd si avvicinano e i quattro sfidanti per la poltrona di segretario continuano a darsele di santa ragione. La lotta per la vittoria è comunque ristretta a due contendenti: il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini che parte con i favori del pronostico, e la sua vice Elly Schlein, outsider di sinistra. Proprio la Schlein ha tenuto un’iniziativa elettorale a Roma, presentandosi sul palco di un locale notturno sull’Ostiense di fronte ad una platea di giovani sostenitori dei Dem. Ed è in questa occasione che la storica dirigente del partito, Livia Turco, si è lasciata andare ad un durissimo sfogo contro il presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
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L’idea di Pd di Elly Schlein
Secondo Elly Schlein è necessario cambiare il Pd per recuperare “un’identità chiara”. Sarà il congresso previsto dopo le primarie del 26 febbraio a decidere “chi voler rappresentare” e quale debba essere “il blocco sociale di riferimento” del Nazareno. “Sono certa che vinceremo, il partito nuovo e che vogliamo è già qui”, conclude così il suo intervento l’ex eurodeputata.
Lo sfogo di Livia Turco contro Giorgia Meloni
“Diciamoci la verità, ci siamo sentite profondamente umiliate quando la prima donna presidente del Consiglio è stata Giorgia Meloni. Ma ora un po’ di orgoglio.- queste invece le parole di fuoco utilizzate da Livia Turco contro Giorgia Meloni – Elly Schlein può riscattare le donne di sinistra dall’onta subita con la forza del Noi e della sorellanza. Meloni ha nel simbolo del suo partito quella fiamma che è sempre stata contro tutte le lotte delle donne. Lo vogliamo dire? Spesso il mio partito si è mostrato inadeguato. Ma quando tu parli di ius soli, di cambiare i rapporti con la Libia e di salvare i migranti, tu sei credibile. È il momento di dare fiducia alla generazione della precarietà che non vede più un futuro, a una donna che ha il coraggio di scendere in campo”, conclude.
Convinto anche l’endorsement in favore della Schlein pronunciato da Nicola Zingaretti. “Se il Pd è rimasto lo stesso? Le mie parole di denuncia non erano uno scatto di nervi, ma un grido di allarme. – ha detto il governatore uscente del Lazio – Purtroppo quanto accaduto in seguito, anche dopo il 25 settembre, conferma che il gruppo dirigente del Pd non ha avuto il coraggio di dare alla crisi una risposta collettiva con la Costituente. È stato detto ‘lo faremo il congresso’, ma poi ancora una volta non si è avuto il coraggio di farlo. Questo è uno dei motivi principali che mi ha spinto a sostenere Elly Schlein, perché è la speranza per tenere viva questa voglia di cambiamento, è l’ipotesi più credibile. Troppo spesso si dice di voler cambiare tutto per poi non cambiare nulla, ma poi gli italiani se ne accorgono e non siamo più credibili”.
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