Pelè è morto. Il campione brasiliano aveva 82 anni ed era da oltre tre settimane ricoverato all’ospedale Albert Einstein di San Paolo dove le sue condizioni peggioravano di settimana in settimana a causa di un tumore al colon. Nei giorni scorsi al bordo del suo letto c’era tutta la famiglia, e una delle figlie, Kely Cristina Nascimento, aveva pubblicato una foto abbracciata al padre: “Siamo ancora qui, nella lotta e nella fede. Ancora una notte insieme“. Sarebbe stata una delle ultime.
Oggi, O Rei, ci ha lasciato. Il grande campione ha finito di soffrire. “Il tempo vola, i momenti felici sono per sempre”. Nell’ultimo messaggio condiviso su Instagram dalla figlia di Pelè, Kely Nascimento, c‘era tutto il dolore per il padre che era nel letto d’ospedale in condizioni molto gravi.
Il bollettino medico non induceva alla fiducia né che il miracolo si realizzasse: “Disfunzioni renali e cardiache indicate nel report descrivono il quadro clinico preoccupante”. La famiglia ha trascorso il Natale accanto al genitore, alla leggenda del calcio brasiliano e internazionale, l’uomo della rovesciata in Fuga per la vittoria.
“Pelè era il nome di un sogno – scrive la Repubblica – il nome di dio. Aveva una voce profonda e cavernosa da contrabbasso, e quel suono usciva da un corpo per nulla impressionante, un metro e settanta di altezza, neppure 75 chili di peso. Ma si trattava di un’illusione ottica, perché la struttura fisica di Edson Arantes do Nascimento era invece l’assoluta perfezione: gambe ipertrofiche, potenza in ogni gesto e insieme agilità, equilibrio sublime. Qualcosa di esplosivo ed elastico. E poi la visione di gioco che gli permetteva ogni volta di celebrare due partite insieme, contemporaneamente, una al servizio dell’altra: la sua e quella della squadra, cioè il Santos in maglia bianca oppure il meraviglioso Brasile. Mai nessuno così, mai più. Ci ha lasciato eppure ne siamo stupefatti”.