Sta assumendo i contorni drammatici di una vera crisi diplomatica il viaggio di Nancy Pelosi, speaker del Congresso degli Stati Uniti, arrivata a Taiwan per sostenere la protesta democratica contro gli atti di restrizione della Cina.
In un primo momento sembrava che la missione dovesse abortire, ma a quanto pare si è trattato del Covid che ha colpito la speaker. Rimessa in tempi record, Pelosi ha tenuto fede all’impegno di non far sentire isolata e abbandonata Taiwan. Tsai Ing-Wen, il presidente taiwanese, ha mantenuto assoluto riserbo sul programma dell’incontro.
Durissime le reazioni della Cina, con i suoi F35 in volo a presidiare lo spazio aereo, le minacce bomba all’aeroporto di atterraggio dell’US Air Force, con l’aggiunta di minacce per l’inasprimento delle restrizioni, quali il blocco dell’export taiwanese e l’incremento delle esercitazioni militari ai confini.
Le azioni di Pechino ricevono il plauso da Mosca: “Washington sta portando destabilizzazione nel mondo. Non ha risolto un singolo conflitto negli scorsi decenni, ma ne ha provocati molti”, ha detto sui social media Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo.