Quello fissato per ieri doveva essere l’incontro decisivo per sciogliere definitivamente il nodo pensioni, e invece è tutto rinviato al 27 settembre. Il motivo, spiega una nota diffusa dal Ministero del Lavoro, è legato alla necessità di «approfondire le materie al centro del confronto». Il rinvio lascia supporre che sul fronte pensioni non ci sia l’intesa che era stata ventilata nei giorni scorsi.
A dire il vero l’accordo è stato raggiunto un po’ su tutte le materie oggetto del confronto coi sindacati, ma ciò che il governo ha difficoltà a farsi digerire pare sia il pensionamento anticipato per i lavoratori precoci, nodo su cui i sindacati fanno pressing ma che l’esecutivo ha definito «assai costoso». La proposta dei sindacati sull’anticipo della pensione ai lavoratori precoci è semplice: concedere loro un bonus di 3 o 4 mesi per ogni anno di lavoro svolto prima dei 18 anni.
Per il resto, invece, l’ok sarebbe stato dato da entrambe le parti: in teoria, Ape (Anticipo Pensionistico), quattordicesime (estese anche ai pensionati che percepiscono mille euro al mese), blocco delle ricongiunzioni onerose, forme di tutela per i lavori usuranti e innalzamento della no tax area dovrebbero essere al sicuro.
Alla luce di ciò, l’incontro del 27 settembre dovrebbe chiudere definitivamente la questione e portare il governo a presentarsi alle Camere con un progetto di riforma sulle pensioni che, dati alla mano, è piuttosto fedele alle origini.