Alberto Genovese rischia otto anni di carcere. È questa la richiesta formulata dalla procura di Milano nei confronti dell’imprenditore accusato di aver commesso due violenze sessuali. Nel processo, che si sta svolgendo con il rito abbreviato, a Genovese vengono infatti contestati due episodi di presunto stupro. Il primo sarebbe stato commesso a Villa Lolita ad Ibiza nel luglio del 2020 ai danni di una 23enne. Il secondo, divenuto noto al grande pubblico grazie alle numerose trasmissioni televisive che ne hanno parlato, risale invece a tre mesi dopo. Violenza commessa su una diciottenne nel suo lussuoso attico a due passi da piazza Duomo a Milano, la famigerata Terrazza Sentimento.
Durante la mattinata di giovedì 7 luglio, il procuratore aggiunto di Milano, Letizia Mannella, e i pm titolari dell’indagine, Rosanna Stagnaro e Paolo Filippini, si sono spesi in una lunghissima requisitoria per cercare di convincere il Gup, Chiara Valori, della veridicità delle loro accuse. Poi la parola è andata anche alle parti civili.
Secondo l’accusa, dunque, Alberto Genovese avrebbe abusato con violenza delle due ragazze, sia ad Ibiza che a Milano, dopo averle stordite e rese incoscienti facendo assumere loro un mix di cocaina e ketamina. Il ghb, la famigerata droga dello stupro, non viene citata. Inoltre, solo per il caso della presunta violenza compiuta in Spagna, è indagata anche la sua ex fidanzata, Sarah Borruso. I pm hanno chiesto per lei una pena di due anni e otto mesi.
La tesi difensiva degli avvocati di Alberto Genovese, Luigi Isolabella e Davide Ferrari, è invece quella del “vizio di mente dovuto all’abuso cronico di droghe”. Insomma, secondo la loro opinione, l’imprenditore non sarebbe stato in grado di intendere e volere al momento di commettere i suoi crimini. “L’alterazione cognitiva dovuta all’abuso di stupefacenti”, scrivono i legali, gli avrebbe impedito di “discernere pienamente i confini tra il consenso iniziale” della diciottenne che subì abusi a Milano e il “successivo venir meno del consenso”.
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