L’Italia non sta vivendo una situazione drammatica, ma vive un periodo complicato. Lo dice l’agenzia di rating Standard & Poor’s, che ha confermato la fotografia scattata lo scorso ottobre al nostro Paese. La formula tecnica recita BBB con outlook negativo, come sei mesi fa. Una valutazione che significa, di fatto, nessun declassamento, con tutta la coda velenosa che questo poteva comportare sui mercati. E certifica però, allo stesso tempo, che lo Stivale ha il fiato corto, con dubbi e problemi rimasti lì, al loro posto.
Secondo S & P l’economia è scivolata in recessione tecnica proprio per colpa del piano economico dell’esecutivo.Il tonfo è stato evitato, ma il paracadute dell’Italia è ancora fragile. Restano gli impegni gravosi, che rischiano di mandare in tilt i conti. In autunno va tirata su la manovra e ci sono 23 miliardi da mettere sul piatto per evitare di aumentare l’Iva. Al momento, soluzioni affidabili in agenda non ce ne sono e il carico che portano Lega e 5 stelle sulle proprie spalle non si è alleggerito.
Il giudizio di Standard & Poor’s analizza, punto per punto, la situazione italiana. I conti, innanzitutto. “I rischi per la posizione fiscale dell’Italia – si legge nella nota che accompagna il giudizio – stanno crescendo”. Gli economisti dell’agenzia di rating prevedono per il 2019 un deficit al 2,6%, superiore rispetto a quello indicato dal governo italiano nel Def, pari al 2,4 per cento. Una stima che si innesta nel già delicato dialogo con Bruxelles, che già deve digerire l’impennata rispetto al 2,04% scritto nero su bianco nella legge di bilancio di dicembre.
E poi c’è il debito, il tallone d’Achille, elemento sensibile per l’Europa e per gli investitori: crescerà, toccando il 132,7% del Pil nel 2022. L’inversione di tendenza non c’è e non si intravede. Le attese, per quest’anno, sono quelle di una stagnazione. Il Pil si espanderà solo dello 0,1% in termini reali, riflettendo anche “un effetto di riporto negativo” del calo della seconda metà del 2018. La crescita? Riprenderà nel 2020, ma solo intorno allo 0,6%, mentre nella zona euro l’incremento del Pil sarà più del doppio e pari all’1,4 per cento.
Stallo. Con il rischio che le nuove politiche potrebbero “aumentare la rigidità del mercato del lavoro”, spiega ancora la nota. Anche le banche come il Paese, secondo l’agenzia di rating, non se la passano bene. C’è un “marcato deterioramento delle condizioni finanziarie esterne”.
Un governo troppo ottimista: le agenzie di rating smontano le previsioni gialloverdi