Si tratta di una pratica sempre più comune, ma che può nascondere diverse insidie. A prima vista sembra offrire numerosi vantaggi, senza dubbio, ma la realtà non è così semplice. Stiamo parlando dell’atto di intestare una casa ai propri figli prima del decesso. Questa opzione diventa particolarmente rilevante quando si comincia a discutere di eredità in famiglia. Magari è stato un amico a suggerircelo, spiegandoci anche i presunti benefici fiscali. Tuttavia, ci sono alcune considerazioni importanti da fare. Spesso si procede in questa direzione pensando di semplificare per i figli le problematiche legate all’eredità e alla suddivisione del patrimonio. In realtà, si rischia di ottenere l’effetto contrario. Ma quali sono i rischi concreti? E come ci si può proteggere? Vediamo di chiarirlo, così da permettere a chi ne fosse interessato di prendere questa decisione in modo sicuro e massimizzando i vantaggi sia per sé che per i figli. Esaminiamo il processo, sottolineando l’importanza di farsi assistere da un esperto, per gestire la donazione nel modo più conveniente dal punto di vista fiscale e legale.
Il primo passo per evitare errori è avere una visione chiara del proprio patrimonio, considerando beni mobili, immobili e anche eventuali debiti. Questo consente di calcolare con precisione la parte di eredità spettante a ciascun erede. A questo proposito, Ilena D’Errico su Money.it spiega molto bene il processo di ripartizione: “I figli sono eredi legittimari, il che significa che per legge hanno diritto a una quota specifica dell’eredità, che nemmeno il testatore può ridurre”. Inoltre, i figli concorrono tra loro e con il coniuge superstite, anche se separato, a meno che la separazione non sia stata addebitata. In sostanza, “i fratelli possono intentare una causa legale se ritengono di aver ricevuto meno di quanto previsto dalla legge, richiedendo la restituzione. Lo stesso principio vale per il coniuge superstite”.
Per evitare problemi, è essenziale rispettare le seguenti quote di legittima:
- il 50% del patrimonio ereditario spetta al figlio unico;
- i ⅔ dell’eredità spettano ai figli, da dividere in parti uguali;
- ⅓ dell’eredità spetta al figlio unico, in presenza del coniuge superstite;
- il 50% dell’eredità va diviso equamente tra i figli, in presenza del coniuge superstite.
È importante notare che i figli nati fuori dal matrimonio e quelli adottivi hanno gli stessi diritti. Bisogna anche considerare eventuali figli naturali non riconosciuti, che potrebbero avanzare una richiesta di riconoscimento di paternità anche dopo il decesso.
Inoltre, si può intestare una casa a un figlio per un valore superiore alla sua quota di legittima, ma senza intaccare i diritti degli altri eredi. Oltre a queste considerazioni, ci sono altre informazioni da tenere presenti prima di procedere. D’Errico ne riassume alcune:
- se il figlio è minorenne, la vendita dell’immobile donato non sarà possibile senza l’autorizzazione del giudice tutelare;
- è necessario un atto notarile, a meno che non si opti per una donazione indiretta;
- si può riservare, tramite una specifica clausola contrattuale, il diritto di usufrutto sulla casa donata, per continuare a viverci (ad esempio, per evitare di essere sfrattati). Con un testamento, invece, tale diritto può essere stabilito a favore di terzi;
- per usufruire delle agevolazioni sulla prima casa, il figlio deve trasferire la residenza nell’immobile entro 18 mesi;
- la donazione effettuata dopo l’insorgenza di un debito può essere annullata dai creditori entro 5 anni attraverso un’azione legale.
Questo testo mantiene il significato dell’originale, ma con una formulazione diversa.