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Crisi di governo, ecco perché Salvini ha tradito Conte e Di Maio (ed è tornato da Silvio)

Matteo Salvini alla fine ha ceduto alle pressioni per la rottura con il Movimento Cinque Stelle, e ha puntato dritto sulle elezioni anticipate. Perché lo abbia fatto ora a ridosso di Ferragosto non è dato sapere con certezza. Ai nostri elettori abbiamo sottoposto un sondaggio, chiedendo: “Salvini ha rotto il contratto con Di Maio e Conte per allearsi con Berlusconi. Secondo voi è giusto o sbagliato?”. La risposta è netta: l’88% pensa che abbia sbagliato, e che Conte e Di Maio non andavano “traditi”.

Salvini ha però trovato diversi motivi per la rottura in questa fase. La Tav è un alibi, certo. Una ragione ben più solida è invece il mancato accordo sull’autonomia. Su quello, però, non si poteva rompere con il rischio di fare una campagna elettorale Nord contro Sud. Ma la Lega, quella del Nord, ha mal digerito l’ennesimo rinvio.

Anche il taglio dei parlamentari ha avuto un peso. La riforma costituzionale avrebbe dovuto concludere il suo iter in Parlamento a settembre. L’eventuale richiesta di referendum ne avrebbe allungato i tempi di applicazione. Una volta approvata definitivamente i collegi elettorali avrebbero dovuto essere ridisegnati. Il rischio di un rinvio a data incerta di eventuali elezioni anticipate era concreto…

Senza contare che andare al voto dopo il taglio avrebbe drasticamente ridotto la rappresentanza parlamentare degli eventuali vincitori. E poi c’è la questione della legge di bilancio per il 2020. Adesso dice di essere pronto a farla lui da solo, ma dopo il voto. In realtà non è affatto chiaro chi la farà. È difficile che eventuali elezioni si possano svolgere prima della fine di ottobre. A quel punto o sarà il governo in carica, qualunque esso sia, ad assumersene la responsabilità oppure sarà il nuovo governo scelto dagli elettori a farlo.

A Salvini vanno bene entrambe le soluzioni. Nel primo caso perché non sarebbe la Lega a pagare le conseguenze politiche di una manovra onerosa per i danni fatti in questo anno dal governo di cui lui ha fatto parte. Nel secondo perché farla dopo il voto, a urne chiuse, è meglio che farla prima.

Ma questi fattori non bastano a spiegare la decisione di Salvini. Senza le elezioni europee e i dati di sondaggio non ci sarebbe la crisi. La Lega è ancora sopra il 35% delle intenzioni di voto. La maggioranza degli italiani preferisce il voto alla continuazione del governo Conte. È molto probabile che questi dati, in combinazione con le pressioni dei leghisti del Nord, abbiano fatto cambiare opinione al leader della Lega.

Oggi si è definitivamente convinto che gli convenga andare al voto subito puntando ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi. Da solo o in compagnia? Alle elezioni del 2018, alla Camera, la coalizione di centro-destra ha ottenuto complessivamente il 42% dei seggi con il 37% dei voti. Una alleanza con Berlusconi e Meloni, stavolta, gli darebbe una maggioranza larghissima.

 

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