Un matrimonio tra turchi e tedeschi sul suo italiano per salvare Pernigotti. Con l’intervento decisivo di Sperlari, che in queste ore si è trincerata dietro il più classico dei “no comment” aggiungendo di voler mantenere il massimo riserbo sulla vicenda. Che però, stando alla stampa, è più di una semplice suggestione. La società cremonese, controllata dal 2017 dal gruppo tedesco Katjes International, avrebbe infatti avviato una trattativa con Toksoz, holding dell’omonima famiglia turca che nel 2013 ha acquistato Pernigotti, per rilevarne sia il marchio sia lo storico stabilimento produttivo di Novi Ligure.
Toksoz ha intenzione di chiudere l’impianto per esternalizzare la produzione, mantenendo, però, il marchio. L’operazione, secondo le stesse fonti, sarebbe condotta da Sperlari Srl, non dalla capogruppo tedesca, interessata al marchio e allo stabilimento piemontese con il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. Un modo per salvare il posto di lavoro di oltre 250 dipendenti: oltre ai 100 diretti, ci sono infatti anche 150 lavoratori stagionali e interinali.
I sindacati hanno chiesto due anni di cassa integrazione per dare tempo di trovare una soluzione e una legge che vincoli i marchi storici del made in Italy a mantenere la produzione in Italia. Da parte sua l’azienda piemontese ha ribadito che le cause della richiesta di ammissione alla procedura di cassa integrazione straordinaria per un anno a partire dal prossimo 3 dicembre per 100 dipendenti dello stabilimento di Novi Ligure risiedono nella crisi che l’azienda sta attraversando.
Secondo Milano Finanza, la situazione è determinata dall’eccessiva incidenza dei costi di produzione rispetto all’andamento delle vendite, a oggi insostenibili, nonostante le strategie finora attuate a sostegno del business. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il vicepresidente e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, incontreranno a Palazzo Chigi la proprietà turca di Pernigotti con l’obiettivo, appunto, di evitare la chiusura dello stabilimento di Novi Ligure.
Tutto in fumo: salta la vendita della nota azienda, le prime vittime della paura per le chiusure domenicali di Di Maio