Aumentano di 650 mila i contratti di lavoro in Italia. La crisi economica causata prima dalla pandemia e poi dalla guerra russo-ucraina, nonché dall’aumento dei prezzi dell’energia, sembra non aver ancora intaccato il sistema di occupazione di posti di lavoro in Italia. Nonostante le difficoltà economiche delle imprese, secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Inps sul precariato, i dati sulle nuove assunzioni in Italia hanno segnato un numero positivo, facendo ben sperare sul futuro evolversi del lavoro in Italia. In base ai dati dell’Osservatorio Inps “Le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati nei primi dieci mesi del 2022 sono state 6.935.000, con un aumento del 14% rispetto allo stesso periodo del 2021”. Poi ancora si legge: “Le cessazioni sono invece state 6.285.000, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del 21%”. I dati Inps, che sono aggiornati allo scorso ottobre, indicano una variazione netta dei rapporti di lavoro risulta quindi positiva e pari a 650 mila, di cui 359 mila contratti a tempo indeterminato (che comprendono anche le trasformazioni dal tempo determinato) e 148 mila contratti a termine.
Più lavoratori, ma sempre più poveri
Nonostante il quadro Inps che fa ben sperare sul fronte occupazionale dell’Italia, esiste anche l’altra faccia della crisi economica innescata da pandemia, guerra in Ucraina, caro-energia e inflazione alle stelle, ovvero è l’aumento del lavoratori “poveri”. Infatti la mancanza di alternative ad accettare incarichi di qualità inferiore, mal pagati, privi di sicurezza e protezione sociale, costringono tantissimi lavoratori a dover accettare un impiego sottopagato, accentuando così le disuguaglianze sociali. In base ai dati del nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) World employment and social outlook, il trends 2023 (Weso Trends) prevede che una crescita dell’occupazione globale appena dell’1% nel 2023, meno della metà del livello nel 2022. La disoccupazione globale dovrebbe aumentare leggermente nel 2023, di circa 3 milioni, a 208 milioni (corrispondenti a un tasso di disoccupazione globale del 5,8 %). Inoltre, a causa dell’aumento dei prezzi, la crisi del costo della vita rischia di spingere più persone verso la povertà.
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Per Richard Samans, direttore del dipartimento di ricerca dell’Ilo e coordinatore del rapporto, “il rallentamento della crescita dell’occupazione globale significa che non prevediamo che le perdite subite durante la crisi Covid-19 vengano recuperate prima del 2025”. Le donne e i giovani sono particolarmente colpiti. A livello globale, il tasso di partecipazione delle donne alla forza lavoro si è attestato al 47,4% nel 2022, rispetto al 72,3% degli uomini. I giovani (15-24 anni) incontrano gravi difficoltà nel trovare e mantenere un lavoro dignitoso. Il loro tasso di disoccupazione è tre volte quello degli adulti. Più di un giovane su cinque – il 23,5 per cento – non lavora, non studia o non fa formazione (Neet). “La necessità di un lavoro più dignitoso e di giustizia sociale è chiara e urgente”, ha dichiarato il direttore generale dell’Ilo Gilbert F. Houngbo, commentando il rapporto. Per affrontare le molteplici sfide, dobbiamo lavorare insieme per creare un nuovo contratto sociale globale.
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