Anche se in emergenza coronavirus la sua attività è chiusa, il pizzaiolo egiziano Fam Sadek (per gli amici Aldo) è tornato operativo per un’iniziativa speciale all’insegna della solidarietà per tutto lo staff dell’ospedale San Carlo. Arrivato da 14 anni dall’Egitto, Aldo ha dapprima lavorato a Seguro, una frazione di Settimo Milanese, prima di spostarsi a Milano e aprire un suo esercizio in un quartiere in zona San Siro. Dai primi locali in cui serviva pizza e kebab, si è allargato rendendo l’attività un ristorante e aggiornando la cucina stagione dopo stagione, mantenendo attivo il forno a legna ma lasciando da parte gli enormi spiedi dei kebab. Come tutti gli altri, anche il pizzaiolo Aldo è stato costretto a chiudere per l’emergenza Coronavirus, ma qualche giorno fa i fumi della cucina del “Principe”, il suo ristorante, hanno ripreso a inebriare l’olfatto dei vicini. Questa volta, però, non era per ordini normali ma per consegne speciali da portare al vicino ospedale San Carlo, dove medici e infermieri lavorano notte e giorno per assistere i pazienti di Covid-19 e tutti gli altri ospiti temporanei della struttura.
“Con l’attività siamo fermi da quasi un mese ma le materie prime le abbiamo tenute non sapendo bene quando avremmo potuto riaprire”, ha raccontato il pizzaiolo egiziano a Fanpage.it. “Nel momento delicato che viviamo siamo tutti chiamati a fare quanto possibile per aiutare gli altri, medici e infermieri su tutti. Tra chi sta a casa, chi continua a lavorare per garantire i servizi minimi alla cittadinanza e chi ci cura: per questo abbiamo voluto fare qualcosa in più e donare pizze e torte agli operatori del San Carlo”, continua a raccontare. La sua storia con Milano e l’Italia ha radici ormai profonde, essendo nel nostro Paese da ben 14 anni: “Sono venuto qui perché in Egitto non vedevo un vero futuro. L’Italia per me è casa, è la mia terra. Mi ha dato tanto e voglio ringraziarla come posso”, ha raccontato. “Da egiziano sono e sarò sempre grato a questo meraviglioso Paese, per ciò che mi ha offerto sin da subito. Ora si tratta solo di ricambiare il favore”, continua Aldo ricco di orgoglio. “Sto ripagando un debito che non ha un limite, l’Italia mi ha accolto mi ha dato tutto. Ho iniziato da sottozero, mi hanno dato documenti e lavoro. Mi ha dato possibilità molto importanti”.A differenza di tanti altri, però, per il momento, con il suo ristorante non ha organizzato il servizio a domicilio: “Abbiamo evitato di fare le consegne perché temiamo che entrando a casa di qualcuno infetto poi portiamo noi stessi il virus in altre case. Ci sono bambini, persone anziane, che conosciamo e a cui vogliamo bene, non ce la siamo sentita”. A questo, però, Aldo e i suoi colleghi hanno trovato rimedio: “Ci doteremo di protezioni aggiuntive, indossando dispositivi usa e getta così da evitare di correre questo rischio consegna dopo consegna”. Questa non era la prima e non sarà l’ultima volta che servirà le sue pizze agli operatori sanitari e con questo gesto ha già attirato l’attenzione di molti suoi colleghi: “Tanti mi hanno chiamato per capire come fare per organizzare la consegna all’ospedale. Mi piacerebbe che ogni ristoratore donasse un giorno di lavoro per aiutare gli ospedali: copriremmo le consegne per un anno intero!”.Quello di Aldo è un invito a tutti gli amici e cittadini che ha imparato a conoscere in questi anni: “Non mi interessa farmi pubblicità, la gente mi conosce. Vorrei solo invitare tutti, dando l’esempio, a fare qualcosa, a donare per gli altri. Ad essere solidali”, ha spiegato il piazzaiolo. Per questo ha postato su Facebook quanto fatto, ricevendo il plauso dei suoi amici, vicini e lontani: “Resistiamo ancora un po’”, ha scritto il pizzaiolo, “la situazione è ancora abbastanza critica nonostante i miglioramenti. Dobbiamo dare forza e coraggio al Paese con la partecipazione di tutti noi. Non serve donare più di quel che si può, ma in base alle proprie possibilità”.
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