Che il Ministro dei Beni e delle Attività culturali Dario Franceschini abbia combattuto strenuamente per il proprio settore di competenza è una realtà di fatto.
Fin da quando si è insediato, accettando il Ministero, ha affermato: “Sono orgoglioso. E’ un onore guidare il ministero dei Beni Culturali in un Paese che ha il piu’ grande patrimonio nel mondo. Questo governo ha scelto di renderlo centrale. E’ il piu’ importante ministero economico del nostro Paese”. Le parole sono state pronunciate entrando a Palazzo Chigi e, da allora, le sua attenzione verso le cause “bollenti” del nostro paese non è diminuita. Un esempio è l’ambito cinematografico, che ha cercato di risollevare con campagne come Cinema2Day, una promozione che ha consentito di acquistare a soli due euro il biglietto per tutti i film in programmazione, nelle sale cinematografiche convenzionate, ogni secondo mercoledì del mese.
Adesso ha scelto di togliere ben 250 milioni di euro, destinati alla tv, per donarli al circuito cinematografico con la Nuova Legge Cinema e Audiovisivo, approvata pochi giorni fa dal Mibact.
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Meno soldi alla tv, di più al cinema
Anche stavolta Franceschini ce l’ha fatta. Scontentando le televisioni, i produttori hanno invece applaudito la riforma sostenendo che si tratta di una rivoluzione culturale in grado di cambiare il settore.
Stavolta gli editori televisivi sono stati soppiantati a fronte di un nuovo palinsesto: si passa infatti dal 50 al 60% entro il 2020 sulle quote di promozione per opere nazionali ed europee. Inoltre, dalle 18 alle 23, sarà obbligatorio proiettare un film o una fiction o un documentario o un’animazione che siano italiani a settimana, per ogni emettente. Per la Rai dovranno essere due, di cui un contenuto cinematografico. Dove sta dunque il risparmio e il conseguente guadagno di 250 milioni da destinare al cinema?
Aumentando la produzione. Perché costa meno acquistare un prodotto fatto e finito dall’estero che produrne uno nuovo in Italia. Pensiamo alle nuove piattaforme di Netflix e Amazon, Quindi, con questa riforma, facendo crescere la competizione televisiva, crescerà anche il valore del prodotto e tutte le reti saranno incoraggiate ad investire maggiormente per ottenere risultati migliori.
Secondo la legge europea, dal 2020 le emittenti dovranno investire il 15% dei guadagni in opere europee, la Rai il 20%. Una parte dei ricavi tornerà nelle produzioni italiane, dal 5% della Rai al 4,5% delle altre emittenti. In totale sul risparmio ricavato sarà proprio di 250 milioni di euro all’anno.
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La nuova riforma entra in vigore dal 2019
Così facendo gli editori televisivi non dovranno più essere solo compratori di contenuti, ma potranno investire cercando di creare veri prodotti di qualità.
Cinema e tv sono importantissimi per il sistema nazionale sotto ogni aspetto, ma la riforma di Franceschini è lungimirante e pensa all’Italia con un ruolo da protagonista nel mondo audiovisivo. Si tratta di una vera rivoluzione, inutile nasconderlo, che va accettata e sicuramente porterà i suoi frutti. Andrà in vigore dal 2019 e sarà attiva entro l’anno successivo. Staremo a vedere se la redistribuzione degli introiti porterà contenuti di qualità al nostro cinema, ancora indietro sulla produzione e distribuzione rispetto ai sistemi consolidati europei e americani.