Contrapposizione totale sul Pnrr tra i fedelissimi di Giorgia Meloni e gli ex esponenti del governo guidato da Mario Draghi. Anche se lo scontro non è ancora esploso pubblicamente e prosegue sottotraccia, in pratica i meloniani accusano i loro predecessori di aver fallito sugli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che dovrebbe garantire al nostro Paese una pioggia di miliardi in arrivo da Bruxelles. I draghiani ovviamente respingono con sdegno tutti gli addebiti, rigirando la punta del coltello dalla parte del centrodestra che starebbe soltanto cercando un capro espiatorio per i futuri fallimenti del governo Meloni.
La voce che comincia a circolare sempre più insistentemente nei Palazzi è che Giorgia Meloni abbia intenzione di azzerare le unità di missione del Pnrr presenti in ogni ministero, approvando una norma inserita nel decreto che sarà varato tra metà dicembre e metà gennaio. Non tutte queste strutture verranno cancellate, ma solo quelle che il governo riterrà necessario. Sotto tiro dovrebbe esserci l’unità di missione del ministero delle Infrastrutture, attualmente guidato dal leader della Lega Matteo Salvini.
L’obiettivo non dichiarato del governo Meloni è quello di far ricadere sul precedente governo di Mario Draghi la responsabilità dei presunti errori commessi nella gestione del Pnrr. E allora i seguaci di Mario Draghi insorgono. “Gli impegni del 2022 dovrebbero essere tutti raggiunti. La verità è che provano a mettere le mani avanti perché temono un fallimento nella realizzazione dei cantieri del 2023”, rivela un anonimo al quotidiano Repubblica.
“Non accettiamo l’accusa di aver accumulato ritardi, abbiamo fatto tutto quanto era dovuto, e anche di più”, ha dichiarato qualche giorno fa allo stesso quotidiano Enzo Amendola, membro di spicco del governo Draghi. A gestire lo scottante dossier sul Pnrr è chiamato ora il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto che starebbe trattando con l’Ue sui temi più scottanti. Sul tavolo anche la possibilità di varare un decreto prima della fine dell’anno per salvare quegli obiettivi del Pnrr che rischierebbero di non essere raggiunti.
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