L’urgenza riguarda i 55 obiettivi da sbloccare entro fine dicembre per poter continuare a confermare i fondi del Piano di ripresa e resilienza.
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“Non possiamo permetterci di non centrare questo risultato”, avverte il ministro per gli Affari europei, il Sud e il Pnrr, Raffaele Fitto, intervenuto in conferenza stampa per fare il punto sui fondi europei.
Poi però “è necessario individuare i nodi e dare risposte adeguate”, perché ci sarà la sfida della “messa a terra”, cioè in concreto la realizzazione dei progetti.
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Quello di Fitto è un mettere le mani avanti rispetto alle nuvole che da Bruxelles si addensano sul governo Meloni. Prima la carota di Paolo Gentiloni, commissario agli Affari economici dell’Ue: “I servizi della Commissione sono pronti e disponibili a risolvere problemi, strozzature e difficoltà”, ha dichiarato l’ex presidente del Consiglio.
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Gentiloni si riferiva in particolare alle difficoltà di mantenere gli impegni sulla transizione energetica espresse dal ministro Pichetto Fratin, dati i forti aumenti sia dell’energia che dei materiali che servono per le alternative, che avrebbero fatto lievitare i costi da 34 a 39 miliardi.
Poi è arrivato il bastone di Declan Costello, vicedirettore della direzione Affari economici e finanziari della Commissione, che ha mostrato intransigenza sui tempi: “La scadenza è la fine del 2026, in caso contrario non c’è alcuna possibilità che la Commissione eroghi i fondi”.
Intervistato da Repubblica, Costello ha dichiarato che “le norme sono molto chiare, un cambio in corsa è possibile solo quando milestone e target non sono più raggiungibili per circostanze oggettive. L’inflazione può esserlo solo in casi limitati, per esempio quando si parla di grandi investimenti materiali in infrastrutture, come le ferrovie”.
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Altro limite invalicabile è quello delle riforme: “Non si torna indietro sugli impegni valutati e approvati”.
Una gatta da pelare non da poco per un governo ideologico come quello di Meloni. Un primo segnale di buona volontà dal governo è arrivato dallo stanziamento di 8 miliardi che ha stanziato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ma è una goccia nel mare.
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Per non schiantarsi contro il limite temporale del 2026 occorre snellire procedure e controllare che i fondi abbiano l’effettiva ricaduta sulla quale l’Italia si è impegnata.
Su questo tema ha battuto molto il rappresentante dei Comuni italiani, l’Anci, cioè il sindaco di Bari, Antonio Decaro: “Chiediamo una procedura con una tempistica unica per tutte le autorizzazioni, da quella per l’impatto ambientale a quella per la parte archeologica. Se non ci sarà un unico procedimento di 30 giorni siamo sicuri che non riusciremo a rispettare i termini del 2026”.
Le buone disposizioni di Bruxelles, insomma, hanno una durata limitata e si spera che le nubi non portino bufera.