La valigia blu segnala un fatto decisamente anomalo. E scrive: “Solo in un paese evidentemente alienato può succedere questo senza la minima reazione politico-mediatica che si faccia carico di dire no, questo non è accettabile. La polizia di Stato decide due giorni fa di pubblicare sui proprio spazi social dei video delle aggressioni. Su Twitter il testo che accompagna il video è questo: ‘Una delle aggressioni al 65enne pensionato di Manduria da parte degli arrestati filmate con il loro telefono cellulare'”.
“La vicenda si riferisce alla morte del 66enne Antonio Stano, morto il 23 aprile scorso dopo 18 giorni di ricovero in rianimazione, e per cui sono scattati otto fermi di polizia dei presunti componenti del branco accusati di tortura, sequestro di persona e rapina”.
“Gli indagati sono 12 e a tutti sono stati sequestrati i loro cellulari, nei quali sono stati trovati diversi video che documentano le aggressioni, come spiegato durante la conferenza stampa dal capo della Procura per i minorenni di Taranto, Pina Montanaro. Il 5 aprile scorso una vicina di casa all’ennesima aggressione ha chiamato la polizia. Nelle carte dell’inchiesta – riporta il Corriere della Sera – c’è scritto che, alla fine, quando aprì la porta ‘Stano Antonio appariva subito in condizioni precarie di igiene e di salute, dichiarava di non mangiare da una settimana perché aveva il timore di uscire fuori casa per fare la spesa’”.
“Arrivò il 118, si fece un controllo medico dopodiché il pensionato decise di sporgere una denuncia. Agli atti risulta anche una denuncia di Antonio Stano risalente al 2012 contro ignoti. Tornando alla pubblicazione del video: come attesta il testo che accompagna le immagini, non c’è nessuna particolare esigenza investigativa che ha spinto le forze dell’ordine a condividere su Twitter, Facebook e Instagram le immagini di violenze e soprusi”.
“La pubblicazione del video non serve a raccogliere elementi di indagine. Una pubblicazione totalmente gratuita, senza alcun senso (cosa che molti utenti sulla stessa pagina della polizia fanno notare), se non una forma di buco della serratura su una crudeltà altrettanto insensata e agghiacciante. La pagina Facebook non ha alcun tipo di moderazione. Sono, per la maggior parte, messaggi d’odio. Così, pubblici, su un sito istituzionale. Colpisce inoltre il silenzio mediatico su una scelta del genere.
“Molti media mainstream, d’altra parte, senza interrogarsi minimamente su opportunità ed esigenze giornalistiche, hanno deciso di rilanciare il video, qualcuno “approfittandone” per inserire spot pubblicitari. Potremmo definire uso distorto del web anche la pubblicazione di un video di un’aggressione (come mai in questo caso rispetterebbe le policy dei social?) che scatena odio e commenti violenti, senza che ci sia alcun tipo di moderazione”.
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