Una concentrazione sospetta di polmoniti nel bergamasco, superiore del 30% all’anno precedente, che si sarebbe verificata quando ancora l’allarme coronavirus non era ancora ufficialmente esploso in Italia. Tra novembre e gennaio ci sarebbero state infatti 110 polmoniti “sospette” all’ospedale di Alzano Lombardo, finito ora al centro di un’inchiesta della Procura di Bergamo per accertare la gestione del pronto soccorso durante l’emergenza sanitaria.
La notizia è stata riportata da L’Eco di Bergamo, che ha riportato i dati resi pubblici dall’Ats Bergamo e Asst Bergamo Est su richiesta del consigliere regionale di Azione, Niccolò Carretta. Stando ai dati, le polmoniti sono state 18 a novembre, per poi passare alle 40 di dicembre e altre 52 a gennaio. Dal confronto tra i ricoveri del 2019 e quelli del 2018 emerge inoltre che sono state “196 le polmoniti non riconosciute nel 2018, 256 tra gennaio e dicembre 2019”.
Una percentuale che sarebbe pari al 30% in più rispetto all’anno precedente. Nel frattempo lo studio condotto dall’Università di Padova sui risultati dei primi due giri di tamponi sulla popolazione di Vò, il paese cluster del Coronavirus in Veneto, ha rivelato che più del 40% delle infezioni da Covid-19 sono state asintomatiche e quindi più difficili da localizzare e isolare.
La ricerca a firma del prof. Andrea Crisanti è stata pubblicata sulla rivista Nature e dimostra come “non si rileva alcuna differenza statisticamente significativa nella carica virale delle infezioni sintomatiche rispetto a quelle asintomatiche (valori p 0,62 e 0,74 per i geni E e RdRp, rispettivamente, secondo il test Exact Wilcoxon-Mann-Whitney). Risultato che – affermano gli autori – implica che potenzialmente anche le infezioni asintomatiche o paucisintomatiche potrebbero contribuire alla trasmissione di Sars-CoV-2”.
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