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Genova, un mese di promesse da marinai: e ora la decisione più scontata

Il governo del cambiamento prometteva fuoco e fiamme: nella prima settimana abolizione della Fornero, delle accise sulla benzina e introduzione del reddito di cittadinanza. Col tempo abbiamo poi capito che la loro celerità è inversamente proporzionale all’annuncite, agli slogan e ai tweet che fanno. E così anche in piena emergenza, cioè il crollo del ponte Morandi, hanno fatto aspettare più di un mese per nominare il commissario straordinario e per varare il decreto. Alla fine la decisione che è stata presa è quella che fin dall’inizio sembrava la più logica e scontata: il sindaco Marco Bucci è il nuovo commissario per la ricostruzione del Morandi.

Ma saremo strani noi che non capiamo il governo del cambiamento… Dopo una telefonata questa mattina tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente della Regione Giovanni Toti, palazzo Chigi ha comunicato, come previsto dal decreto, l’intenzione di procedere alla nomina del sindaco Marco Bucci come commissario straordinario per la ricostruzione del Morandi. La Regione ha già risposto con parere favorevole.

L’annuncio è arrivato questa mattina dopo che ieri per tutto il giorno si sono rincorse le voci e le indiscrezioni, in ballo c’erano i nomi di Claudio Andrea Gemme, gradito alla Lega, del sindaco Marco Bucci e del direttore scientifico dell’Istituto Italiano della Tecnologia Roberto Cingolani, sponsorizzato dai Cinque Stelle. Su Gemme pendevano le obiezioni di incompatibilità, l’ipotesi CIngolani era osteggiata dalla Lega, alla fine la scelta è caduta su Bucci.

Sul ponte Morandi vale la pena ora ricordare tutte le promesse non mantenute dal governo: la demolizione non solo deve essere ancora effettuata, ma l’unico piano, presentato da Autostrade, è stato mandato a monte dal dl Genova che esclude la concessionaria. Il 27 agosto il ministro-gaffe Toninelli dichiarò: “Autostrade presenterà entro 5 giorni ipotesi operative relative a tempistiche di demolizione”. Il 10 settembre, poi, il vicepremier Luigi Di Maio sentenzia: “Autostrade metterà i soldi, ma non toccherà una pietra”. Toninelli cambia bersaglio e il 26 settembre dichiara: “Prima serve il dissequestro dell’area”. Immediata la replica della Procura: “Finora nessuno ha presentato istanza di dissequestro”

Il decreto “urgente” Genova ci ha messo 45 giorni per essere faticosamente approvato: al posto degli importi aveva linee tratteggiate; il contenuto è un groviglio di norme e ci vorranno almeno 37 decreti attuativi per dare operatività complessiva al provvedimento; manca la dote finanziaria. Il ministro Toninelli ha poi promesso, il 5 settembre: “Ci sono buone possibilità che gli sfollati rientrino, per qualche ora, nelle case”. Le famiglie sfollate, ad oggi, non sono ancora potute rientrare nelle case, semmai potranno farlo.

La battaglia dei ricorsi, invece, si profila plumbea, all’orizzonte, estesa non solo all’Italia ma all’Europa: l’articolo 1 del dl Genova infatti esclude dalla ricostruzione non solo Autostrade, ma anche tutte le aziende che hanno rapporti con concessionarie autostradali e stradali. Esclude dall’incarico tutti i soggetti che avrebbero le competenze e le certificazioni per svolgere il lavoro. Anche Anas, peraltro rimarrebbe fuori.

Quello che, dal disastro del crollo, è stato finora realizzato va attribuito a Comune e Regione: il sindaco Marco Bucci e il presidente Toti hanno siglato con Ilva un accordo per utilizzare un tracciato stradale interno all’area e dare sollievo al traffico portuale e cittadino. All’annuncio di Bucci sono seguiti i fatti: per il via al Salone Nautico, il 20 settembre, la strada è stata inaugurata. Ora occorrono alcune verifiche per il via libera al traffico pesante. Dal governo, invece, dei 33 milioni promessi, per le prime emergenze, ne sono arrivati 19. “Stiamo anticipando con le nostre casse, è insostenibile”, lamenta l’assessore al Bilancio, Piciocchi. Ah, ma quanti tweet!

 

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