Gianni Mion, ex amministratore delegato di Edizione, ha ammesso in aula di aver saputo nel 2010 che il Ponte Morandi era a rischio crollo, ma di non aver fatto nulla per prevenirlo. “I tecnici di Aspi ci dissero che c’era un difetto originario sul Morandi, il direttore generale rispose che avrebbe autocertificato lo stato di salute. Non feci nulla, è il mio grande rammarico”, ha dichiarato Mion.
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Mion, che dal 1986 al 2013 è stato l’amministratore delegato di Edizione, la cassaforte della famiglia Benetton, ha confermato le intercettazioni della Guardia di Finanza e le dichiarazioni da lui stesso rese davanti al pm negli scorsi anni.
Durante una riunione di aggiornamento tra i vertici di Atlantia e Aspi, i tecnici avevano indicato un problema di progettazione originario sul Ponte Morandi. Nonostante le gravi implicazioni di questa informazione, Mion ha confessato di non aver intrapreso alcuna azione.
“Mi ricordo benissimo che sul Morandi i tecnici dissero che si trattava di un progetto complicato, complesso, originale e che avesse un difetto originario di progettazione. Alla riunione era sicuramente presente anche Giovanni Castellucci”, ha aggiunto Mion.
Mion ha ammesso di non aver ricordato quale specifico difetto fosse stato segnalato, ma ha espresso preoccupazione per la proposta di autocertificazione dello stato del ponte. Riccardo Mollo, ex direttore generale ed ora imputato, aveva suggerito di autocertificare lo stato del ponte, una proposta che Mion ha definito “una contraddizione in termini”.
Mion ha espresso rammarico per non aver sollevato obiezioni o insistito per un esame esterno del ponte. “Il mio grande rammarico è che su questo non ho fatto battaglia. Il buon senso avrebbe richiesto un confronto immediato con il concedente, in sua assenza chiudere subito la circolazione sul viadotto”, ha detto Mion.