Emerge un altro dettaglio sulla tragedia del Ponte Morandi, una tragedia che ora, si sa, poteva davvero essere evitata. Dal 2014, infatti, Autostrade e Atlantia avevano in mano un report che avvertiva del rischio crollo. Come scrive il quotidiano la Repubblica, esisteva un report stilato dall’Ufficio Rischio di Autostrade che sarebbe stato visionato sotto varie forme da parte dei consigli di amministrazione delle due società. Nel 2017, dal rischio crollo si passa alla dicitura “rischio di perdita di stabilità”. Sembra poca la differenza, ma invece è tanta, come spiega al quotidiano l’ingegnere Alfio Leonardi: “La perdita di stabilità non significa che crolli, ma si può risolvere con una lesione che si apre e che comporta la limitazione del traffico; il rischio crollo comporta invece l’immediata chiusura della struttura”. Ed è per questo che ci sarebbe stato il cambio di dicitura nei documenti, per evitare la chiusura del tratto.
A trovare il documento sono statii finanzieri del Nucleo operativo metropolitano, guidati dal tenente colonnello Giampaolo Lo Turco e del Primo gruppo di Genova, nella sede di Atlantia a Roma e anche in quella di Aspi. Il Ponte Morandi è crollato il 14 agosto 2018, causando la morte di 43 persone e quasi 600 sfollati. Il report sarebbe stato acquisito dagli inquirenti nel marzo scorso e tenuto nascosto dalla procura per essere utilizzato come “un asso nella manica, da tirare fuori al momento opportuno, in sede di chiusura delle indagini e di richiesta di rinvio a giudizio” si legge sempre su Repubblica.
Adesso potrebbe diventare una grana per il gruppo, a partire dalla Spea (società delegata al monitoraggio della rete autostradale) che dovrà rendere conto delle variazioni nel testo. I pm Massimo Terrile e Walter Cotugno vogliono capire perché il progetto di consolidamento del ponte sia stato sottoposto alla valutazione del provveditorato alle Opere pubbliche soltanto nel febbraio del 2018 e nel giugno sia giunto al Mit, nonostante quel “rischio crollo” fosse stato certificato ben quattro anni prima.
I lavori sarebbero dovuti iniziare nell’autunno 2018, ma il crollo in piena estate causò il dramma che tutti quanti conoscono. La rilevazione di Repubblica smentisce quanto finora i dirigenti di Autostrade hanno dichiarato a magistrati e media. I risultati dei monitoraggi sul ponte Morandi “non avevano segnalato motivi di allarme o di urgenza”, rispondeva Autostrade nell’ottobre 2018, due mesi dopo la strage. Adesso però si scopre un’altra verità.
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