Da un lato un banca che affondava, con i crediti inevasi che ingrandivano la falla patrimoniale e gli investitori che non arrivavano a colmarla. Dall’altro, come niente fosse, gli stipendi del cda e di tutti i dirigenti principali schizzavano verso l’alto. A partire dai manager addetti ai controlli interni e alla compliance, le due aree chiave dalle quali dipendeva il flusso di comunicazioni con i magistrati che indagavano sulla banca e con i controlli di Bankitalia.
A raccontare questa paradossale situazione, che fa gridare di rabbia i risparmiatori, è Repubblica. Secondo la testata, il 24 settembre era stato approvato il nuovo piano di remunerazione. Che vedeva gli stipendi di tutti i consiglieri di amministrazione salire da 40 mila a 70 mila euro annui. Il compenso fisso per l’amministratore delegato Vincenzo De Bustis era invece stato stabilito in 1 milione di euro, 450 mila invece per il presidente Gianvito Giannelli.
Tutto regolare, teoricamente, eppure per niente bello, considerando che fra meno di tre mesi scatterà il commissariamento che costerà 900 milioni di euro ai contribuenti italiani, più di 500 secondo le stime delle banche del Fondo di tutela depositi. Nello stesso cda di cui parla Repubblica “si era ben pensato anche di aumentare gli stipendi ad alcuni dirigenti chiave, con retrodatazione di qualche mese”. Il capo dei controlli interni Giuseppe Marella era così passato da 170 a 200 mila euro, il responsabile della contabilità Elio Circelli da 170 a 220. Entrambi sono indagati oggi dalla procura di Bari.
Simili aumenti anche per Giorgio Scupola, a capo dell’ufficio legale, e Francesco Nardulli, numero uno della compliance. L’avvocato Giannelli, presidente per pochi mesi, ha avuto per anni dalla banca altre forme di compenso. La stessa Bankitalia citava l’esposizione verso lo studio Giannelli come un potenziale fattore di rischio, perché l’eccesso di incarichi allo studio poteva ripercuotesi negativamente sull’istituto.
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