Un caso che ha fatto e continua a far discutere, quello andato in scena a Pozzuoli. Con affiliati e boss di camorra tornati a casa dopo la detenzione e il clan a fare festa nel quartiere: un vero e proprio rito, accompagnato da balli, fuochi e musica, per capire chi è ancora amico e chi no. Una fidelizzazione del paese che aveva fatto inorridire l’Italia intera.
“Camorra e neomelodici. Quello tra certe espressioni canore e camorra è un rapporto spesso perverso, in cui si consolidano nel tempo coaguli di ambiguità che vanno sciolti. Quanto avvenuto a Pozzuoli, come riportato da Il Mattino, dimostra quanto si debba far attenzione ai tentativi di costruire una cultura popolare usa ad accettare la prevalenza dei simboli della criminalità organizzata di stampo mafioso sullo Stato” ha commentato su Facebook il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra.
A raccontare l’accaduto era stato il Mattino, che aveva raccontato la festa di piazza a Pozzuoli, con tanto di fuochi d’artificio e cantanti neomelodici, per salutare il ritorno nel quartiere di due affiliati ai clan Longobardi e Beneduce scarcerati dopo una lunga prigionia.
“Concerti in piazza con dediche a detenuti e inni a miti della Camorra, fuochi d’artificio, per festeggiare la fine della detenzione di galeotti ritenuti organici ai clan di Camorra, con relativa occupazione di suolo pubblico, il tutto senza autorizzazione alcuna, questo avveniva a Pozzuoli pochi giorni fa: ce lo possiamo permettere senza battere ciglio? Lo Stato può ammettere che tutto avvenga senza rilascio di alcuna preventiva autorizzazione?” si chiede Morra.
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