“Scorcia la predica” ora non è più solo un modo di dire ma un minuto che arriva diretto da Papa Francesco.
“Le omelie, sono un disastro: otto, dieci minuti, non di più” dice il pontefice, tornando su un tema che ha affrontato più volte, in un incontro con i responsabili delle diocesi presso il Pontificio Istituto Sant’Anselmo. “È metteteci sempre un pensiero, un affetto e un’immagine, che la gente si porti qualcosa a casa – ha aggiunto -. L’omelia non è una conferenza, è un sacramentale: la si prepara in preghiera, con spirito apostolico”.
“L’omelia è la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la capacità d’incontro di un Pastore con il suo popolo” aveva già scritto Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium (2013).
“Specialmente prima delle celebrazioni, aiutare l’assemblea e i concelebranti a concentrarsi su ciò che si va a compiere – aggiunge Bergoglio -, Spesso le sacrestie sono rumorose prima e dopo le celebrazioni, ma il silenzio apre e prepara al mistero, permette l’assimilazione, lascia risuonare l’eco della Parola ascoltata. E’ bella la fraternità, è bello salutarsi, ma è l’incontro con Gesù che dà senso al nostro incontrarci, al nostro ritrovarci. Dobbiamo riscoprire e valorizzare il silenzio!”.
“Non serve fare una bella parata quando c’è il vescovo e poi tutto torna come prima – incalza -. Il vostro compito non è disporre il rito di un giorno, ma proporre una liturgia che sia imitabile, con quegli adattamenti che la comunità può recepire per crescere nella vita liturgica. Così, pian piano, lo stile celebrativo della diocesi cresce. Infatti, andare nelle parrocchie e non dire nulla di fronte a liturgie un po’ sciatte, trascurate, mal preparate, significa non aiutare le comunità, non accompagnarle. Invece con delicatezza, con spirito di fraternità, è bene aiutare i pastori a riflettere sulla liturgia, a prepararla con i fedeli”.