Tensione altissima nel governo, che ancora una volta si è trovato diviso di fronte al caso prescrizione. Con gli esponenti di Italia Viva che hanno annunciato di voler disertare il prossimo Consiglio dei ministri e una spaccatura che inizia a farsi pericolosamente grande. Se sul tavolo sarà messo anche il disegno di legge sulla prescrizione, il partito di Matteo Renzi lascerà infatti due sedie vuote nell’ovale intorno al quale sono soliti sedersi i ministri. “Una posizione coerente con quanto abbiamo sempre detto in questi giorni” è la posizione dei renziani. Che ha portato il premier Conte a sbottare: “Credo che Iv debba darci un chiarimento, non al sottoscritto ma agli italiani. Certi atteggiamenti ce li aspetteremmo dall’opposizione”.
Nelle scorse ore, d’altronde, il partito dell’ex premier aveva martellato il governo con una serie di interviste a raffica: lo stesso Renzi sul Tempo, Maria Elena Boschi su Repubblica e Teresa Bellanova sul Foglio, tutti uniti per ribadire il concetto riassunto chiaramente dall’ex rottamatore: “Conte vuole qualcuno al posto mio? Si accomodi, prego. Sono felice, lo facciano subito. Perché noi sulla prescrizione non molliamo”. Il rischio che si possa arrivare a una clamorosa crisi c’è, e i margini per rientrare prima che sia tardi continuano ad assottigliarsi. Il Pd aveva risposto per bocca de
l vicesegretario Andrea Orlando: “Stare impantanati all’infinito sulla prescrizione non è un bene per il governo, ma i governi possono cambiare e si può andare a votare”, una posizione che non aveva però scoraggiato Italia Viva dal proseguire con il proprio assalto. Al Senato, in Commissione Giustizia, Forza Italia è andata incontro a Renzi, con un emendamento per introdurre nella legge sulle intercettazioni in discussione a Palazzo Madama una modifica delle norme sulla prescrizione. Il tutto in una Commissione dove la maggioranza gode di due soli voti di scarto e quindi il voto del rappresentante renziano Cucca sarebbe diventato decisivo. Si è arrivati alla parità, al 12-12, e il governo ha retto solo perché il regolamento della Camera alta prevede, in questi casi, esito negativo in caso di parità.Alla Camera è attesa la legge Costa, che riporterebbe le norme a un’epoca pre-Bonafede. Senza contare che il disegno di legge che il governo si appresta a varare dovrà passare per le forche caudine delle aule parlamentari. Renzi ha dato due mesi di tempo a Conte per risolvere la situazione. Ma intanto i suoi, per un solo voto di margine, hanno rischiato di innescare una crisi di governo dalle conseguenze imprevedibili.
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