Prevedere il suicidio con un algoritmo
Alcuni scienziati hanno scoperto come prevedere il suicidio utilizzando un algoritmo in grado di analizzare le immagini fotografate dalla risonanza magnetica. Lo studio ha osservato l’attività cerebrale di due gruppi di persone adulte, uno formato da persone con tendenze suicide e l’altro no, riuscendo a indovinare nel 91% dei casi chi avesse pensieri suicidi o avesse tentato in passato di togliersi la vita.
Sono quasi un milione le persone che ogni anno muiono per suicidio (Fonte: OMS); prevedere l’atto è molto difficile perché i soggetti coinvolti sanno nascondere molto bene la propria disperazione. I risultati di questo esperimento sono incoraggianti in quanto fanno sperare che in futuro sarà possibile aiutare le persone con tendenze depressive e suicide.
L’esperimento
Lo studio sull’algoritmo in grado di prevedere il suicidio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Human Behaviour, è stato condotto dagli scienziati della Carnagie Mellon University e della University of Pittsburgh. L’esperimento ha coinvolto 34 persone, di cui 17 avevano pensieri suicidi o avevano tentato in passato di togliersi la vita, mentre gli altri 17 non avevano mai pensato al suicidio.
I partecipanti sono stati sottoposti a fMRI (functional Magnetic Resonance Imaging) mentre leggevano 3 liste di parole: 10 legate al suicidio, 10 legate a concetti positivi e 10 a concetti negativi. È stato chiesto loro di pensare profondamente al significato di ciascuna di esse, in modo da avere una scansione cerebrale rispondente alle emozioni che tali parole suscitavano nei partecipanti.
L’algoritmo di intelligenza artificiale
Ogni parola attiva diversi percorsi neurali del cervello; gli scienziati hanno osservato che le parole che mostravano maggiori differenze nell’attivazione neurale tra il gruppo suicidio e quello di controllo erano 6: “morte“, “incidente“, “serenità“, “buono“, “premio” e “crudeltà“. Ad esempio, spiegano i ricercatori, “nelle persone con tendenze suicide, il concetto di morte evoca più vergogna e tristezza in coloro che hanno pensato al suicidio“. I dati risultanti dalle scansioni cerebrali sono stati poi sottoposti all’algoritmo di machine learning, tranne quelli relativi ad un unico partecipante.
Per prevedere il suicidio, i ricercatori hanno fornito al sistema il percorso neurale seguito dai 2 gruppi per ciascuna parola, e solo alla fine i dati dell’individuo tenuto fuori, chiedendo al programma di indovinare a quale gruppo appartenesse. L’algoritmo è riuscito a discernere, con un’accuratezza del 91%, le persone a rischio di togliersi la vita da quelle che non avevano pensieri suicidi, e di rivelare, nel 94% dei casi, chi avesse tentato il suicidio e chi no.
Futura applicazione medica dell’AI per prevenire il suicidio
L’uso dell’intelligenza artificiale per prevedere il suicidio ha dato risultati interessanti. Tuttavia, secondo Blake Richards, manca l’accuratezza necessaria a fare di questo test un affidabile strumento diagnostico. Lo scienziato dell’Università di Toronto si chiede se il sistema fMRI sia in grado di accedere alle basi biologiche che controllano gli aspetti mentali delle persone per poter essere utilizzato come test medico.
Sebbene il numero di partecipanti sia molto ridotto e vi sia la necessità di testare su più persone, quanto scoperto, oltre a mostrare l’enorme potenziale dell’AI, fornisce un nuovo approccio nella prevenzione del suicidio. Gli autori dello studio credono nelle potenzialità dell’algoritmo e sono fiduciosi in un suo futuro utilizzo in sede medica per identificare i casi in cui l’elaborazione distorta delle emozioni può portare al suicidio, e intervenire per impedirlo.
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