Un’epidemia che potrebbe durare fino alla primavera del 2021 e che potrebbe portare al contagio dell’80% della popolazione britannica, con un numero di ricoveri che potrebbe sfiorare gli 8 milioni. I morti? Almeno 318 mila. Sono queste le previsioni degli esperti di fronte alla scelta di Boris Johnson di non adottare misure di sicurezza per limitare la circolazione dei cittadini sul territorio del Regno Unito. Documenti che arrivano direttamente dalle autorità.
Il Guardian ha ottenuto un documento della Public Health England (Phe), l’organismo esecutivo del ministero della Salute britannico che rappresenta in toto la sanità pubblica, che mostrano cifre preoccupanti, in un momento in cui la popolazione continua a vivere la sua vita di sempre. Secondo le massime autorità sanitarie, prima o poi l’80% della popolazione britannica verrà contagiato dal coronavirus, uno scenario quasi apocalittico.
Il tutto perché, anche se non c’è scritto nel documento in questione, il Regno Unito e il governo di Boris Johnson non vogliono bloccare un intero Paese come ha fatto l’Italia: considerano le misure draconiane controproducenti ma soprattutto insostenibili a lungo termine: “Dopo due/tre mesi di blocco potrebbe ripresentarsi la stessa emergenza”. Quindi, gradualmente nel Regno Unito si organizzeranno delle chiusure di scuole, eventi e locali pubblici “a rubinetto”, ossia alternate, in modo da gestire il flusso e il numero degli inevitabili contagi senza gravare troppo sulla sanità pubblica.
Allo stesso tempo si prevede un isolamento forzato di tutti gli over 70 in Regno Unito, fino a quattro mesi, per proteggerli dal virus. Il governo non utilizzerà più la parola “immunità di gregge”, sfuggita al massimo esperto medico del governo, Sir Patrick Vallance. Ma la sostanza, vista “l’inevitabilità del contagio”, è la stessa. Il documento del Phe conferma altri dati circolati negli ultimi giorni. Con l’80 per cento di popolazione contagiata, sembra purtroppo scontata la morte di centinaia di migliaia di britannici.
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