Prezzo della pasta, attivata la Commissione di allerta. Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha allertato il Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo. L’11 maggio comincerà i lavori la Commissione di allerta rapida per analizzare la dinamica del prezzo della pasta. Nel mese di marzo, il tipico prodotto italiano ha fatto registrare un aumento del 17,5% rispetto all’anno precedente. Tutto questo nell’ambito del calo del prezzo della materia prima e delle dinamiche variabili dei costi dell’energia.
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Schizza il prezzo della pasta, attivata la Commissione d’allerta del Garante
Sul prezzo della pasta, attivata la Commissione di allerta. La pasta in Italia è aumentata del 17.5% nell’ultimo anno e addirittura del 37% rispetto a due anni fa. Lo segnala l’Unione italiana consumatori, in una denuncia presentata dal presidente dell’associazione, Massimiliano Dona, supportata da Coldiretti e accolta dal ministro del Made in Italy, Urso. Dona ha specificato che “non vi è una giustificazione sufficiente per tale aumento”. Coldiretti evidenzia che i prezzi del grano duro pagati agli agricoltori sono diminuiti del 30% nell’ultimo anno, mentre nel medesimo periodo il prezzo della pasta è cresciuto del 18%. Il Ministero del Made in Italy ha analizzato prezzi medi al consumo della pasta da 1,50 a 2,30 euro al chilo, mentre le quotazioni del grano sono scese a 38 centesimi di euro al chilo.
Il presidente dell’Unione consumatori ha espresso il proprio disappunto, affermando che i prezzi della pasta dovrebbero scendere immediatamente. Ha poi spiegato che, mentre è vero che il mercato globale determina i prezzi, le quotazioni del frumento sono diminuite, pertanto non vi è alcuna giustificazione per l’aumento dei prezzi della pasta. Secondo gli indici dei prezzi alla produzione del grano duro dell’Ismea, le quotazioni nel mese di marzo sono scese del 21,8% rispetto all’anno precedente. Per Massimiliano Dona, ciò dimostra che non vi sono giustificazioni per l’aumento dei prezzi della pasta.
I pastai italiani respingono le accuse
I pastai italiani hanno invece respinto le accuse mosse dalla Coldiretti riguardanti l’aumento del prezzo della pasta e la presunta speculazione da parte dei pastai stessi per ridurre il prezzo del grano italiano e favorire le importazioni di grano estero/canadese. Secondo i pastai, il prezzo del grano duro dipende dal mercato globale, e non è l’industria della pasta a determinarlo. Inoltre, il grano estero costa anche più di quello italiano, soprattutto in questo momento storico. I pastai sostengono gli agricoltori italiani attraverso i contratti di filiera per garantire loro il giusto prezzo, e acquistano tutto il grano duro pastificabile disponibile in Italia. La pasta che viene venduta oggi è fatta con il grano acquistato mesi fa a prezzi più alti. Inoltre, anche se il grano duro e la semola sono le voci di costo maggiori, non si devono dimenticare altri fattori come l’energia, i materiali ausiliari (imballaggi primari e secondari) e la logistica (trasporto locale e internazionale), che hanno subito anch’essi un aumento dei prezzi.
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